Ho un piccolo segreto.
Mi piace guardare.
C’è chi direbbe che sono una voyeur, chi una guardona. A me della terminologia non è mai fregato tanto. Ho rispetto per la privacy altrui, ma quando me ne viene data l’occasione, se qualcuno lascia una finestra socchiusa, io guardo. E godo.
La prima volta è successo per caso: mentre studiavo all’università, nell’appartamento sopra il mio, una coppia scopava di continuo. Facevano sesso a tutte le ore. All’inizio mettevo i tappi alle orecchie per cercare un po’ di silenzio. Poi quei respiri profondi, quegli orgasmi gridati a tutti hanno iniziato a farmi compagnia.
Mi trovavo spesso nel letto a farmi un dito mentre i miei vicini di casa ci davano dentro. Riuscivo a sentire anche quello che si dicevano, capivo quando lo facevano soft e quando invece lui aumentava il ritmo per sfondarla con più impeto. Dopo qualche mese, appena percepivo qualche suono sospetto, aprivo subito la finestra per cercare di sentire il più possibile e immaginare i loro corpo nudi diventare una cosa sola in un tutt’uno di carezze, baci e inarrestabili penetrazioni.
Ascoltare, con il passare del tempo, non mi bastava più. Mi sedevo durante le ore serali sulla veranda senza accendere la luce sperando di non dare nell’occhio se qualcuno si fosse dimenticato i balconi aperti in una notte di fuoco. Accadde ben presto. Dagli scuri socchiusi di un palazzo poco lontano, vidi un uomo nudo, possente che si menava il cazzo dritto di fronte allo specchio. Lo vedevo riflesso mentre con una mano si segava e con l’altra si stimolava i capezzoli piccini. Mi gustavo la scena toccandomi, senza chiudere gli occhi per non perdere nemmeno un secondo di quella visione erotica. Quando lo vidi sborrare sullo specchio fu il culmine. Provai un orgasmo senza nemmeno il bisogno di sfregarmi la figa come al solito.
Poi ci fu la coppia in spiaggia al mare. Come in tutte le mie vacanze da trentenne single, mi trovato a bere una birra fresca mentre osservavo le stelle. Romanticissima me. Ma non lo facevo per quello ovviamente. Aspettavo i fidanzatini accoppiarsi sul lungomare, protetti dal buio e da qualche telo da mare. Ma i tessuti nella foga dei baci e della brezza volavano via, lasciano alla mia vista delle forme che si contorcevano nei giochi dell’amore. Ricordo una coppia in particolare, lui aveva delle spalle incredibili. Steso sopra di lei in un 69 al rovescio le leccava la figa mentre lei glielo succhiava. Dalla mia postazione potevo scorgere il sedere muscoloso di lui con le gambe aperte e l’orifizio in bella vista.
Il punto di non ritorno, quando capii che non avrei potuto fare a meno di questo piccolo segreto, successe in concomitanza del giorno del mio compleanno. Le amiche mi organizzarono un’uscita a sorpresa in uno strip club. Entrate nel locale, il paradiso di fronte ai nostri occhi: una jungla di pettorali, fisici atletici, movimenti sensuali. I ballerini sul palco si esibivano in balli e scenette di fronte a una mandria di femmine arrapate. Le mie amiche si piazzarono subito in prima fila e io mi misi in fila al bancone, per recuperare qualcosa da bere per le ragazze.
Mentre aspettavo 5 mojito, il maschione al bar mi disse: “Di’ la verità: non ti stai divertendo abbastanza”.
Sorrisi un po’ in imbarazzo.
“Tranquilla, non sono un gigolò, qui dentro niente sesso a pagamento” disse subito lui come se avesse letto i miei pensieri.
“Abbiamo un’area esclusiva, tu ti siedi in una poltrona rossa al buio, dall’altra parte del vetro oscurato c’è un uomo che si esibisce per te, è un servizio premium, ma ne vale la pena, se cerchi qualcosa in più”.
Sì, io volevo qualcosa in più. Volevo esserci io, senza essere vista. Mi eccitava l’idea che il ballerino fosse consapevole di essere visto dietro la parete. Era qualcosa in più che guardare… una consapevolezza eccitante. Vedere qualcuno in modo anonimo, ma che sa di avere gli occhi addosso.
I mojito rimasero sopra al bancone. Pochi minuti dopo ed ero in una piccola stanza in penombra. Di fronte a me un dio del sesso senza vestiti che si muoveva al ritmo di una musica lounge, toccandosi, sfregandosi contro il vetro, guardando verso di me senza mai incrociare davvero il miei occhi. Il suo cazzo era di marmo, venoso, turgido, con una cappella rosea e liscia.
I miei quindici minuti di show finirono presto. Tornai dalle ragazze senza dire nulla. Ma… ops.
“Non ci hai portato da bere, dicci la verità, ti sei imboscata con qualche tipo!” esclamò la mia migliore amica. Nessuna trattenne le risate. Inutile dire che tornai al bancone di nuovo.
E no, non a prendere da bere.
Madame Nicole del blog lestanzedimdame.com