Non vedo la mia donna da molti giorni. Mi trovo spesso ad immaginarla, ad immaginarci, come piace a noi, nudi, abbracciati, uno dentro l’altra in un solo corpo caldo. Questa sera voglio prendermi cura di lei, pensare a lei.
Decido di abbassare le tapparelle, spegnere la luce. Per giocare con le ombre useremo la punta dell’incenso acceso chiamato al doppio compito. La stanza profuma di lavanda, è rilassante.
Sfoglio le mie playlist preferite, musica per meditazione. I suoni sono confusi, un brusio che distende i nervi dopo una lunga astinenza.
Finalmente questa sera ti assaggio di nuovo.
Accendo una candela, la uso solo per scaldare l’olio di cocco sapientemente sistemato sul comodino, a portata di mano. Più avanti ne avrò bisogno.
Con un soffio spengo la fiamma. Buio.
Prendo un cuscino, lo sistemo appena sotto le fossette di Venere, inarcando la schiena tu proverai più piacere ed io berrò il tuo nettare. Sei dolce questa sera, più delle altre sere.
Con una mano ti sposto i capelli, con l’altra comincio ad accarezzarti le gambe. Parto dal ginocchio, l’interno coscia, sembro voler correre dritto alla meta. No. Non subito.
Ti bacio il collo, poi uso la lingua per solleticarti il lobo dell’orecchio destro. Sempre con la lingua disegno le tue curve. Mi soffermo sul seno, così abbondante da riempirmi completamente la bocca.
Mordo. Piano. Non voglio farti male, a meno che non sia tu a chiedermelo.
Non resisto più, sei troppo invitante, io sono troppo duro, ma non è ancora il mio momento, ora ci sei solo tu. La lingua ormai va da sola, vive di vita propria, e raggiunge il frutto più dolce che c’è. Mi soffermo sul clitoride, e come un pittore lo pennello dolcemente, ma in maniera decisa.
Sei umida adesso, ti piace. Mi piace.
Continuo con la lingua, lentamente, sempre più lentamente. Più rallento e più ti bagni, più ti bagni e più mi eccito. Sono durissimo, non vedo l’ora di fartelo sentire. Allungo la mano verso la tua bocca, tu la apri per leccarmi un dito, come se fosse il mio fallo. Con la punta bagnata della tua saliva mi dirigo verso il capezzolo, per disegnare cerchi infiniti mentre con la lingua aumento il ritmo.
Sei un fiume che cerca di straripare.
Allungo la mano verso il comodino, metto due dita nell’olio di cocco, strofino per bene. Non ho ancora smesso di leccarti, tu cominci a tirarmi i capelli. Con le dita scivolose esploro ogni tuo buco, e mentre sopra mi concentro sul clitoride, sotto decido di penetrarti dolcemente, lentamente. Voglio che tu senta il mio dito, che tu lo accolga. E io voglio sentirlo affondare nel tuo ano.
Stai per esplodere, lo sento. Mi chiedi se voglio arrivare fino in fondo così. No. Voglio fartelo sentire.
Io sono durissimo. Probabilmente già bagnato in punta. Tu vuoi verificare e afferrandomi per le natiche lo spingi con forza verso la tua bocca, lo vuoi assaggiare anche tu. Hai molta saliva per lui che duro ti riempie tutta la bocca. Decidi di farmi impazzire leccandolo dalla base alla punta, solleticandomi le palle con la mano sinistra.
Basta. Ti voglio.
La tua vagina è così bagnata da far scivolare perfettamente il mio fallo dentro di te, è così calda da farmi impazzire. Ti penetro, con forza, è finito il tempo della dolcezza. Sono sopra di te, tu ansimi, io ansimo e ti sussurro nell’orecchio parole solo nostre. Ti stuzzico il clitoride con colpi precisi. Tu esplodi, urli e mi stritoli i fianchi affondando le unghie.
Sarà questo piacevole dolore il mio colpo di grazia. Esplodo, dentro di te. Tu sorridi, io sorrido.
È bello amarti, è bello amarci, è bello fare l’amore con te.