Sei tornato da meno di due ore. Abbiamo pranzato velocemente e adesso stai lavorando al computer. Sei tutto concentrato e con voce distratta mi dici: «Mettiti qui sul letto, di fronte a me, spogliati e fammi vedere il culo». Non mi guardi neanche.
Mi eccito subito, però so che in meno di due minuti dovrai essere fuori di casa.
«Lo faccio solo se mi scopi», ti dico provocandoti.
Non rispondi. Mi alzo, sfilo i pantaloni, mi siedo sul letto. Non distogli gli occhi dallo schermo. Tolgo le mutandine e mentre sto per mettermi a culo in su, metti da parte il computer e vieni verso di me.
«Tra pochissimo devo andare via, non ti scopo», dici.
Affondi la faccia nella mia fica, cominci a leccare facendo la spola tra clitoride e ano. Mi ficchi un dito nel culo e nel frattempo fai girare con insistenza la lingua sul clitoride. Mi accendo e ansimo.
«Mi scopi?», insisto tra un respiro e l’altro.
«No che non ti scopo».
Però continui, e più mi lascio andare al piacere e più ti supplico di entrarmi dentro. Te lo domando ancora finché non ti stendi di fianco a me. Ci baciamo con avidità, tiri fuori la lingua e vuoi che te la lecchi. Voglio la tua saliva. Con foga cerco di sbottonarti i pantaloni, tiro fuori il cazzo e gli do un bacino, proprio sulla punta. La faccio affondare nella mia bocca per un istante. Mi stendo sul fianco, pronta a riceverti, mi entri dentro e colpisci forte da subito. Sono bagnatissima, tanto bagnata che alle volte mi sfuggi. Dopo pochi colpi mi metti distesa e sali su di me e continui a ritmo serrato. Ti chiedo di affondare di più, di andare sempre più in fondo.
Comincio ad avere la testa annebbiata dall’orgasmo che mi monta dentro. Ti domando di più, ti domando tutto. Perdo il controllo. Comincio a ripeterti che ti amo. E più lo dico e più affondi. Mi lascio andare al mio orgasmo e vedo la tua faccia schiacciata sul cuscino.
Poco dopo che sono venuta torni alla carica. Mi tiri su le gambe, posso vedere il tuo bacino che si muove: sei fuori e dentro di me. Guardo i tuoi occhi, fino in fondo. Con i miei pretendo di più, sempre di più. Ti chiedo di chiamarmi come mi chiami tu.
«Sai che se lo faccio vengo», dici ansimando.
«Vienimi addosso», ti sfido.
Le parole cominciano ad uscire dalla tua bocca, tra i tuoi respiri sempre più affannosi. Stai godendo come un pazzo, lo vedo da come ribalti gli occhi indietro. Cerco di assecondare le tue spinte col bacino e vengo. La mia fica si contrae per avvolgerti forte ad ogni spinta. Sento che ti sto inghiottendo più forte che posso. T’ingrandisci dentro di me e in pochissimo vieni.
Mi vieni addosso, esageratamente, mi sporchi anche la manica del maglione.
Scoppio a ridere guardando la manica imbrattata. Penso, tra me, che si vede che è da qualche giorno che non facciamo l’amore.
Ci ripuliamo velocemente.
«Adesso sono in ritardo però, devo scappare», mi dici frettolosamente.
«Vai, ti aspetto stasera per cena?»
«Sì, amore».
Sono contenta tu sia tornato. Sei stato via pochi giorni, ma mi sei mancato da morire.
Blu Virginia