Hai la sensazione di avere la vulva in fiamme (e non perché sei eccitata) e/o avverti un dolore lancinante, come una coltellata, all’ingresso della vagina o nei pressi di labbra e clitoride? La vulvodinia è una condizione patologica che riguarda tra il 12% e il 15%1 della popolazione femminile, stando alle stime dell’Associazione Italiana Vulvodinia. Ciò significa che una donna e 1/2 su 10 ha sofferto per almeno 3 mesi nella sua vita di dolore intenso e persistente alla vulva.
Che cos’è la vulvodinia
La vulvodinia è un dolore cronico localizzato nei genitali esterni femminili, che persiste dai 3 ai 6 mesi. E questa è la definizione standard. In realtà la vulvodinia è una condizione molto più variabile, il che – ahinoi – contribuisce a renderne spesso difficile la diagnosi. Già, perché il dolore alla vulva può essere cronico ma anche intermittente (ripresentandosi, per esempio, in seguito a fattori scatenanti come i rapporti sessuali, la masturbazione o l’inserimento di tamponi e coppette mestruali) e anche la localizzazione del dolore e la tipologia stessa di dolore può essere diversa. Nell’80% dei casi il dolore è localizzato all’ingresso della vagina (vestibolo) e prende perciò il nome di vestibolite vulvare, ma può anche presentarsi vicino alle labbra, all’ano o al clitoride, prendendo il nome di clitoridinia. E anche il dolore non è univoco: può esserci gonfiore vulvare, arrossamento, bruciore, sensazione di spilli o delle già menzionate coltellate. Quello che è sicuro è che si tratta di un dolore molto forte, sordo e persistente.
Vulvodinia: a soffrire non è solo la vulva
Oltre al dolore fisico, la vulvodinia provoca un forte disagio e malessere a livello psicologico e sessuale. Il dolore alla vulva non impedisce necessariamente di avere rapporti sessuali nè di raggiungere l’orgasmo, ma certo non li facilita. Molto spesso le donne che soffrono di vulvodinia tendono a evitare il sesso, e questo non stupisce: quando il dolore è acuto anche solo una carezza può essere dolorosissima. Inoltre, come abbiamo visto, in molti casi il sesso è uno degli eventi scatenanti che provocano il dolore alla vulva, e ciò certo non contribuisce a renderlo desiderabile. E non finisce qui: oltre alle cause strettamente fisiche (che vedremo tra poco) che possono portare a soffrire di vulvodinia, esistono anche quelle psicologiche. Donne che hanno subito abusi o violenze sono più predisposte a soffire di dolore ai genitali esterni e vestibolite.
Quali sono le cause del dolore alla vulva?
Non esiste una sola causa alla quale imputare la vulvodinia, purtroppo. E la diagnosi a volte richiede tempo: se in alcuni casi la vulvodinia si accompagna a sintomi evidenti, come il gonfiore vulvare e l’arrossamento, l’assottigliamento della pelle, piccole lacerazioni, più spesso una sola occhiata alla vulva non è sufficiente per arrivare a una diagnosi e non sempre i medici sono molto preparati sull’argomento. Il dolore ai genitali può essere confuso con la vaginite o ricondotto a cause psicologiche. Ma un esame più attento e “tattile” può facilmente portare a riconoscere la vulvodinia, insieme all’individuazione delle cause e concause che l’hanno provocata (spesso infatti si presenta in comorbilità con altre patologie). Infezioni vaginali, endometriosi, cicatrizzazione “sbagliata” dopo il parto o interventi chirurgici, fibromialgia, dipareunia, cambiamenti ormonali, ma anche ansia, depressione e ipertono del pavimento pelvico: queste le cattive compagnie con cui il dolore alla vulva si presenta.
Come si cura la vulvodinia?
Dalla vulvodinia si guarisce? Sì: intervenire sulle cause e suoi sintomi permette di tornare a vivere una vita intima assolutamente normale e soddisfacente. Il primo passo è agire sullo stile di vita: evitare tutto quello che può essere irritante per la vulva (sì alla biancheria intima in cotone, no ai detergenti intimi aggressivi) e seguire una dieta povera di zuccheri e di lieviti e con integrazione di fermenti lattici. Il secondo è seguire le indicazioni dello specialista per rimuovere le concause: potrebbero per esempio essere prescritti antibiotici o antimicotici per le infezioni e antinfiammatori, miorilassanti o antidepressivi per il dolore di origine nervosa. Fondamentale è intervenire sul pavimento pelvico: l’ipertono che quasi sempre si accompagna alla vulvodinia può essere risolto con gli opportuni esercizi di Kegel (diversi da quelli che deve effettuare chi, invece, vuole aumentare il tono dei muscoli pelvici), con la respirazione diaframmatica e con l’utilizzo di elettrostimolatori, che possono aiutare a rilassare il pavimento pelvico e a contrarlo solo quando serve.
Sesso e vulvodinia
Hello vulvodinia, goodbye sesso? No, sesso e vulvodinia, come accennavamo, non sono imcompatibili. Nella fase di dolore acuta, però, è meglio evitare la penetrazione (se il dolore è vestibolare) o la stimolazione dei punti in cui si avverte il dolore. Obbligatorio, però, dedicarsi ad altro: continuare a fare sesso è importante, per la salute fisica e soprattutto per quella psicologica, in questi casi. Via libera ai preliminari e all’esplorazione di tutte le altre zone erogene (mica siamo fatte solo di vulva e vagina!). E quando ci si riavvicina lì sotto, non dimenticare mai e poi mai il lubrificante!