Quando abbiamo scoperto l’esistenza del termine ecosessuale, non ci potevamo credere: c’è chi fa sesso con le piante o si eccita a toccarle, guardarle, parlarci, accarezzarle e chissà cos’altro. In “natura” esiste anche questo. La sexecology o ecosessualità è un termine coniato dalla coppia di artiste Elizabeth Stephens e Annie Sprinkle per denominare una nuova sintesi di arte, attivismo ambientale, queerness, humor dell’assurdo e sex-positivity attinente all’ecologia. Ci hanno fatto persino un sito web e un manifesto per punti che su per giù recita così:
Chi è un ecosessuale?
- Una persona che trova la natura romantica, sensuale e sexy
- Una nuova identità sessuale
- Una persona che immagina la Terra come sua amante
- Una persona interessata alla causa ambientale
- Una strategia di attivismo ambientale
- Un nuovo movimento
Ecosessuali: il manifesto
Gli ecosessuali dicono di amare la Terra pazzamente e appassionatamente e di ringraziare ogni giorno per questo tipo di rapporto che va costruito trattando la natura con gentilezza, rispetto e affetto. Abbracciano gli alberi, massaggiano il terreno con i piedi, sussurrano frasi erotiche alle piante, venerano il sole, accarezzano le rocce. Come consumatori cercano di acquistare il meno possibile e di scegliere cibo e prodotti organici, naturali, a kilometro zero. Nel loro manifesto dicono che “salveranno le montagne, le acque e i cieli con ogni mezzo necessario, specie attraverso l’amore, la gioia e i nostri poteri di seduzione”. Abbracciano le “rivoluzionarie” tattiche dell’arte, della musica, della poesia, dell’humor e del sesso per la pace sulla Terra. Sono ovunque, dicono. Sono polimorfi e “polline-amorosi”. E siccome il sesso è natura, siamo tutti ecosessuali e non lo sappiamo.
L’ecosessualità nell’arte
Persino l’arte contemporanea ha celebrato questo nuovo straordinario feticismo (condito di filosofia, ambientalismo, attivismo, ma pur sempre un feticismo) con un’installazione-video che ha fatto molto scalpore. A Manifesta 12, la biennale nomade europea di arte contemporanea che si è appena conclusa a Palermo, l’artista taiwanese Zheng Bo ha dedicato un’opera al sesso con le piante. “Pteridophilia” è il racconto per immagini di alcuni ragazzi che gemono e godono in una foresta al contatto con le foglie e le radici delle felci, la pianta più popolare di Taiwan. L’attenzione della telecamera è tutta sui corpi, sugli abbracci, sulla pelle, un erotismo lento, tattile e contemplativo di esaltazione mistico-erotica della natura.
Sei o non sei eco anche tu?
Ora, magari non gemiamo e non ci contorciamo dal piacere, ma quante volte abbiamo dato una connotazione erotico-sensuale ai fiori, da sempre simbolicamente associati ai genitali femminili? La fotografia di nudo, il cosiddetto “nudo artistico”, si è sempre avvalsa di fiori e piante per esaltare l’erotismo del corpo. La terra poi ha una sua energia, a volte muta, a volte parlante attraverso la forza, più o meno dirompente, della natura. Insomma, la buttiamo lì: non è che forse, sotto sotto, siamo un po’ tutti ecosessuali?