È la sera del nostro anniversario e mio marito ha appena avvisato che farà tardi al lavoro. Il disappunto è palese mentre lo saluto frettolosamente senza alcun moto di comprensione.
Guardo il calice di vino bianco davanti a me, sul tavolino del salotto, appoggiato vicino al set da fonduta caldissimo, pronto per immergere i dadini di pane raffermo tostato, e mi concentro sulla migliore reazione passivo aggressiva da mettere in atto per far capire che questa noncuranza verso la ricorrenza non sarà dimenticata in fretta.
Inizio a infilzare i crostini e a immergerli nella padella, sommergendoli di formaggio e li accompagno con grandi sorsate di vino, alimentando il rancore minuto dopo minuto. Mi ubriaco velocemente e, anestetizzata dai grassi deliziosi e confortevoli, mi addormento sul divano. Alcuni rumori mi svegliano, lentamente capisco che è tornato Giacomo. Si avvicina a me e tra le mani stringe una scatola bianca, avvolta in un fiocco rosso.
“Non si farà perdonare così facilmente” penso mentre richiudo gli occhi, fingendo di riaddormentarmi.
Mi bacia sulle labbra sussurrando “Dai Chiara, non essere arrabbiata, ho avuto un imprevisto in ufficio, lo sai che in questo periodo non posso fare stronzate o mi gioco la promozione”.
“Non sono arrabbiata”, rispondo ridendo dentro di me per la stupidità della bugia appena pronunciata e aggiungo, sorridendo, “e comunque non basta uno stupido regalo per farti perdonare”.
“Cambierai idea”, replica sornione.
Sbuffo fingendomi scocciata, quando mio marito si avvicina ulteriormente e inizia a slacciare il bottone dei miei jeans, cercando il contatto visivo, per ottenere il mio consenso.
“Cosa stai facendo?” domando retorica.
“Ti voglio consegnare il regalo di anniversario!” esclama.
Sto per sottrarmi e respingere l’”offerta”, quando prevale in me la voglia di ricevere uno dei suoi speciali lavoretti orali, immaginando che il senso di colpa lo spronerà a dare il massimo. Quindi lo guardo con aria sostenuta ma compassionevole e inarco la schiena aiutandolo a svestirmi.
Giacomo comincia a toccarmi dolcemente il monte di venere, bacia l’interno coscia e infila un dito dentro di me, per addolcire la carne, prima di tuffarsi con la lingua sul clitoride. Lecca senza sosta, desideroso di farmi godere e annullare definitivamente il modesto sentimento di rabbia causato dal ritardo a cena. Riesce nel suo intento e l’orgasmo arriva vigoroso e sgraziato, per via del troppo vino bevuto e quando l’onda si ritira sento che ha portato con sé anche il mio disappunto. Ricaricata ed euforica lo stringo a me e salgo sopra di lui, decisa a cavalcarlo come mai gli è capitato. Slaccio i pantaloni, gli tiro fuori l’arnese, ingrossato per l’eccitazione, e me lo infilo dentro.
La sensazione che provo è di sollievo, come se finalmente non ci fosse più nessun vuoto da colmare, come se un benessere sia fisico che mentale si diramasse dalla mia figa su per la schiena, fino alla nuca, alla testa, alla punta dei capelli, e via giù lungo le gambe per arrivare alla punta della dita dei piedi. Il suo cazzo mi possiede completamente e me lo prendo, me lo infilo a fondo, spostandomi alla ricerca di sensazioni sempre più forti, mi muovo su e giù, con violenza, finchè non torno a godere e mentre vengo proseguo, aumento il ritmo, combatto contro il desiderio di riposare durante la fase finale e riesco a far risalire l’orgasmo, che riprende vigore e inizia ad arrivare a intervalli regolari, come le contrazioni del travaglio. Mi lascio andare a questo orgasmo multiplo e Giacomo mi prende, invertendo la posizione. Ora è sopra e continua a sbattermi, lasciando che io mi sgretoli sotto i colpi della sua cappella rosso porpora.
Sono stremata quando lui, ancora nel pieno controllo del proprio corpo, comincia entrare con le dita nel mio ano e capisco le sue intenzioni.
Le forze tornano veloci al pensiero del suo pene che mi sfonda il culo e gli afferro il polso, obbigandolo a entrare di più. Si ferma improvvisamente e sussurra “perché non apriamo il tuo regalo?”.
“Adesso?” chiedo stupita per la proposta assurda, ma ignora la mia voce e con una mano alza il coperchio della scatola bianca appoggiata sul tavolino di fianco a noi. Estrae abilmente un sacchetto di raso che contiene un vibratore bianco e viola dalle linee pulite, come se fosse un oggetto di design.
K2
K2 è il vibratore rabbit di OVO dalle linee essenziali ed eleganti. Cinque diverse modalità di vibrazione solleticheranno clitoride e punto G, per un doppio piacere!
Scopri di più!“L’ho già disinfettato, è pronto per la nostra serata di festeggiamenti”, spiega sorridendo e io replico “potrei metterlo nella figa mentre mi prendi da dietro?”.
Annuisce raggiante, sa che la doppia penetrazione è sempre stata una mia fantasia ma per ragioni piuttosto banali non l’abbiamo mai provata e con questo regalo perdo la testa. In breve sono inginocchiata sul divano, con una mano mi tengo salda alla testiera e con l’altra stringo il vibratore. Giacomo spalma del lubrificante sull’ingresso del mio culo e con la punta del pene cerca di fare breccia.
Quando è finalmente dentro infilo nella figa il vibratore e improvvisamente non capisco più da quale parte del mio corpo provenga il piacere. Credevo mi avrebbe dato fastidio essere piena ovunque e invece no, mi appaga e senza nemmeno accorgermene muovo forsennatamente il giocattolo di plastica dentro di me, ne aumento la velocità di vibrazione e imploro mio marito di sfondarmi il culo.
“Sfondamelo!” urlo senza vergogna, “ancora! più forte!” comando con la voce sempre più bassa e rotta da nuovi orgasmi; stavolta sono profondi, arrivano da una parte di me che non conoscevo, completamente fuori controllo e me ne compiaccio, la alimento con affondi sempre più mirati, lascio che la carne mi faccia male e godo nel non distinguere più tra piacere e dolore.
Nonostante la posizione riesco a girarmi abbastanza da spiare Giacomo e vederlo rapito, estraniato dai miei versi, eccitato ma al contempo concentrato su di sé, sul controllare l’orgasmo, finché anche lui, esausto, cede e viene, inondando la mia cavità rettale di sperma. Lentamente scivoliamo su un fianco, concedendoci un po’ di tregua, prima di alzare gli occhi e ritrovarci.
Madame Elizabeth del blog lestanzedimadame.com