Sono ancora scossa dall’orgasmo che ho appena avuto. Il mio respiro è pesante e in questo spazio stretto lo sento nelle orecchie come un eco. Il freddo del gradino su cui sono seduta è in netto contrasto con le tue braccia calde che ancora mi tengono stretta da dietro. Non mi aspettavo questo finale di serata quando sono uscita oggi pomeriggio. A ogni respiro il cuore rallenta. Ogni respiro, un battito. Ogni respiro, una battuta della nostra conversazione di prima.
“Mamma mia Meg quanto sei acida” mi dici “Senti Seba non mi va proprio di venire a ballare stasera, e poi non credo ci sia stato del feeling con il tuo amico”. “Ma dagli tempo, non l’hai considerato per niente!” “E lui non è per niente il mio tipo”
“Per una volta che sto cercando di aiutarti a trovare qualcuno, apprezzalo” ti guardo un secondo. “Ho voglia di sesso è vero” dico, e ti abbraccio perché so che volevi essere carino ma stasera avrei bisogno di altro. Scansiamo la gente del centro, e mi accorgo che siamo sotto casa tua. Ah già devi recuperare la bici. “Devo salire un attimo in bagno vieni?” “Oh ma fai davvero?” “Acida dai muoviti”
Così saliamo ma per fare prima mi fermo sulle scale, accanto la porta d’ingresso e aspetto. Ti sento scendere e invece di scavalcarmi ti siedi alle mie spalle. “Fermati un attimo” e mentre lo dici inizi a toccarmi il collo. Chiudo gli occhi e le tue mani mi passano sul viso. A lungo. Ecco cosa volevo. Che qualcuno mi accarezzasse.
“Quando siamo soli diventi un altro, è come se mi permettessi di vedere il bene che mi vuoi solo quando non ci sono altri occhi a cercare di capirci.” Già. Capire perché non stiamo insieme, nonostante il bene che ci vogliamo, nonostante la nostra amicizia di oltre 12 anni e le svariate volte in cui siamo stati a letto insieme. Qualcuno potrebbe? “Ma noi funzioniamo così, ci prendiamo cura l’uno dell’altro perché questo fanno gli amici” e lo dici come solo tu nella tua semplicità disarmante puoi fare.
Luce spenta e ci fermiamo. Entrambi dentro questo momento. Seduti al buio con la mia testa sulle tue gambe e le tue mani a esplorare ancora una volta la mia pelle. Poi deve essere successo qualcosa nella tua testa, perché il tono delle carezze è cambiato. La mano nei capelli ha iniziato a tirarli e quella sul collo a stringere poi a scendere sotto la maglietta e a pizzicarmi i capezzoli. È cambiato il tuo respiro e completamente piegata alla tua volontà è mutato anche il mio. Perché adesso c’è violenza nei tuoi gesti.
C’è una voglia di stringere e tirare e graffiare. Mi tiri così forte un capezzolo che mi sfugge un gemito acuto ma subito mi tappi la bocca con la mano. Istintivamente la bacio e poi lecco le dita posate sopra. Per farti capire che va tutto bene, che ne voglio ancora. Mi giri la testa e noto una dolcezza in te che raramente fai vedere. “So cosa vuol dire sentirsi soli, posso fare questo per te ora” e so che lo dici perché adesso sei fidanzato altrimenti saresti già nudo dentro di me. Così ricominci e non fai altro per un tempo che sento lunghissimo. A ogni stretta sul collo, a ogni tirata di capelli o mano sotto il reggiseno affondo il viso nel tuo maglione per soffocare il mugolio, il mio dolce lamento.
The Pinch
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Scopri di più!“Abbassati i pantaloni” e io ubbidisco. Mi prendi la mano appoggiandola tra le mie gambe. “Toccati” E io… Lo faccio. Mi tocco. Mi tocco attraverso il pizzo delle mutandine con te che continui ad accarezzarmi a stringermi a tirarmi. Mi stuzzico il clitoride mentre scosse elettriche che partono dalle tue mani si riversano su tutto il mio corpo teso. “Tirale via” e nel momento in cui le abbasso il piccolo spazio che abitiamo temporaneamente si riempie del mio odore. Ti sento inspirare, e ti scappa un verso perché lo riconosci. Sai qual è il mio profumo quando sono eccitata e umida.
Le mie dita mi conoscono bene, così come le tue sanno quanto possono essere violente. Sai quanto posso sopportare e mi spingi fino a quel limite. Aumenti la stretta e io il ritmo. Mi masturbo tra le tue braccia, puntando i piedi e inarcando la schiena mentre inesorabile continui il tuo assedio al mio seno alla mia pelle al mio collo. Ogni tanto mi colpisci il viso e lo sento bruciare per lo schiaffo ma subito segue una carezza e si rinnova in me la voglia del dolore. Mi apro le labbra con due dita e continuo a spingere sul clitoride tirandolo e torcendolo mentre uso l’altra mano per entrare e uscire sentendo il mio liquido colare sulle cosce. Ho quattro mani sul mio corpo e mi sento amata protetta e pronta. Anche tu lo senti. Così adesso passi ai capezzoli, con degli schiaffi talmente precisi che riesci a prendere solo loro e questo mi fa crollare. Getto le testa all’indietro sul tuo corpo mentre chiudo le gambe in una morsa, intrappolando le dita ancora dentro di me e vengo, sorretta dal tuo abbraccio.
Torno a sedere sul gradino freddo, ancora mezza nuda e ancora tra le tue braccia. “Ti piace ancora violento” e ti sento ansimare al mio orecchio. “Lo sai”. “Credo che mi segherò anch’io stanotte pensando a questo” non ti guardo ma sorrido. “L’autoerotismo non è da considerare tradimento vero?” e scoppio a ridere ripensando a quanto siamo stati borderline stasera. Poi siamo rimasti lì al buio. Con ancora delle carezze da esaurire e un respiro da recuperare, a prenderci cura di noi. Di me, perché di più non poteva fare. Ma davvero posso volere più di questo?
Margherita