Sono sola in un luogo appartato in un bel pomeriggio soleggiato. Il giardino è solitario, l’aria è fresca e i profumi intensi. Mi sdraio sognante su un monumento in marmo, decorato con bassorilievi strani e insolenti: dei falli percorrono il perimetro circolare di quella scultura commemorativa tanto particolare quanto invasiva per la carne. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla fantasia più spinta e compiacente.
Il mio totem, il Toro, è dietro di me, ho invocato il suo nome per soddisfare il mio piacere. Chi meglio di lui e delle sue corna possono esprimere l’istintivo bisogno dell’atto? Mi denudo a quel pensiero, abbandono le cosce nell’apertura di accoglienza, il mio sesso è già bagnato quando mi tocco con le dita; piccoli spilli di piacere pungono l’interno delle pareti vaginali. Immagino il mio totem avvicinarsi con le sue corna: sfiora con l’orecchio morbido l’interno coscia e la bocca del mio sesso, e lì la mia schiena si inarca. Una mano afferra le corna e tiene a freno l’istinto animalesco. Anche lui sente di volersi accoppiare. L’altra mano giostra in un giro vorticoso sopra la mia vagina, aprendo le labbra e trovando subito l’entrata nel tunnel del piacere. Il mio volto angelico sorride e nessun pensiero si ferma nella mente. Mi ascolto mentre gemo.