Non ti ho detto.
Che ho già avuto uno che non mi rispondeva mai. Che sono già stata troppo male per qualcosa che non c’è. Per qualcuno che non c’è mai.
Riproviamo.
Non ti ho detto.
Che ripenso spesso alle tue mani. Sì, a quelle mani distrutte, grandi, che massacri a lavoro che non curi che sono dure e piene di ferite.
Non ti ho mai detto che le amo. Amo come mi porgono il caffè, come riempiono il bicchiere di vino, come mi tengono la testa quando sborda dal tuo letto.
Più banalmente se vuoi amo come mi accarezzano, come mi spogliano, come mi toccano, come entrano in me, come mi stringono.
Non so se te l’ho mai detto che sono mani capaci di amare, è come se fossero strettamente collegate alla mia spina dorsale al mio ventre al mio respiro.
Sono mani che mi hanno tirato i capelli, i capezzoli, lasciato lividi per la pressione.
Che mi hanno graffiato e sculacciato quella volta sdraiata su di te. Mentre sulla pancia sentivo la tua erezione. E pensavo solo a quanto volevo sentirti dentro, ma allo stesso tempo volevo continuassi a farmi bruciare la pelle. Schiaffo dopo schiaffo a pecorina, su di te.
Sono mani che mi hanno tappato la bocca quando gridavo troppo forte. Che ho assaggiato quando erano piene del mio sapore, che ho leccato e succhiato perché volevi che lo facessi e io volevo farti felice. E ho imparato a riconoscerlo. Sono mani che ieri sera mi hanno massaggiato.
Completamente nuda mi hai toccato ovunque, e ti sei impegnato. Non ti ho detto che l’ho visto che ti sei impegnato con il balsamo di tigre a sciogliermi la schiena le spalle il collo. E poi sei sceso, scivolavano come velluto sulla mia pelle quelle mani grosse.
Ora che sono da sola chiudo gli occhi e finalmente penso a loro. A quando sono passate a un braccio, poi l’altro.
E anche tu eri nudo ma non eccitato, ti stavi semplicemente prendendo cura di me. Sei passato al mio sedere. Sempre con cura, in movimenti circolari.
Sei partito dall’alto, da metà schiena poi sei sceso per prenderlo bene tutto. Fino sotto la mia collinetta. Quella linea che separa la natica dalla coscia.
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Scopri di più!Non ti ho detto che ho aperto gli occhi. Che ad ogni passaggio qualcosa si scioglieva dentro di me facendomi inarcare sempre di più la schiena, impercettibilmente lo spingevo un poco più in alto. E tu scendevi sempre un poco più sotto. Finché non mi hai sentito.
Completamente bagnata. Completamente pronta ma hai continuato, movimenti circolari prendendo un po’ del mio liquido ad ogni passaggio, mischiandolo al balsamo sulla mia pelle. Sulle tue dita.
Ma non ho avuto vergogna. Ti ho mai accennato che mai mi sono sentita a mio agio come quando sono nuda con te? E bella, nelle tue mani sento la mia bellezza. Dimentico tutto quello che non mi piace del mio aspetto, perché sento che a te piace. Anche la mia imperfezione, perché anche quella è mia.
Non so per quanto sei andato avanti a scostare ad ogni passaggio una parte del mio sesso ma ad un certo punto deve averti fatto gola perché senza preavviso mi hai infilato un dito. Piano, ma quasi non ti sentivo tanto ero bagnata. Sono diventati due. E mi hai fatto mettere carponi, su ginocchia e gomiti per continuare meglio. “Tirati su” ma senza essere imperativo, come una naturale conseguenza. Mi hai massaggiato ancora, poi senza un disegno preciso hai infilato due dita.
Per un po’ poi hai ripreso come se nulla fosse, con la mia eccitazione che ancora veniva unita al balsamo su di me, su di te. Sulle mani. Finché finalmente sei stato solo dita, perché devi aver avuto pietà del mio mugolare. Perché forse ti eri stancato di massaggiarmi e basta o forse volevi sciogliere anche quel groviglio interno che mi avevi creato.
Ma ti andava di masturbarmi, così. Non ti ho detto che anche in questo modo ti sei preso cura di me. Amandomi con quelle mani grosse, calde.
Il giorno dopo ti ho detto che avevo dimenticato le mie mutandine da qualche parte nel disordine della tua stanza. Ed è vero, stamattina non le ho cercate a lungo. Ma non ti ho detto che l’ho fatto apposta. Per uscire senza e portarmi via il ricordo di quelle mani piene di me.
Margherita