L’amica di mia madre

Allora avevo solo 16 anni e non facevo che pensare a tette, culi e fiche bagnate. Le mie uniche esperienze fino a quel momento erano state mia sorella di 19 anni che correva mezza nuda verso il bagno e i seni prominenti di mia madre, 41 anni, che sbucavano dalla scollatura della camicetta.

Una mattina, mentre mi masturbavo in bagno guardando dei vecchi giornaletti porno che avevo rubato a mio zio, suonò il campanello. Velocemente mi tirai su i jeans, spinsi il mio pene appena diventato rigido nei pantaloni e mi strinsi a fatica nella lampo.

Corsi alla porta e aprii: fuori c’era una donna dai capelli scuri, altissima, una borsa da viaggio sotto il braccio. Sorrise e si presentò: era Annalisa, un’amica di mamma. “Puoi chiamarmi Anni”, disse con la sua voce calda, immediatamente piacevole. Lei, cinquantenne, mi guardava dritto negli occhi – i suoi erano grigio-verdi – e le sue labbra dipinte di rosso accennavano un sorriso lieve ma sicuro. Il mio sguardo cadde subito sulla sua camicetta stretta sul davanti. “Beh, non mi fai entrare?”, chiese strappandomi dai miei pensieri. La feci entrare e vidi subito come strinse i seni contro il petto di mio padre, quando si salutarono. Gli era venuto duro, ne sono certo.

Tornò anche mia madre e Anni la salutò posando le labbra sulle sue, c’era anche un pezzo di lingua.

Alle undici i miei genitori mi mandarono a letto, non nella mia stanza, che avevo dovuto cedere ad Anni, ma sul divano della cucina. Non riuscivo a prendere sonno e ce l’avevo duro come un tamburo. Cominciai a massaggiarmi con Anni nella testa. No, cazzo, dovevo andare a pisciare. Corsi verso il bagno e al mio ritorno vidi Anni che galleggiava, letteralmente, nella chemise da notte di mia madre. Camminava nel buio e io la seguii.

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Potevo percepire chiaramente il suo profumo, se lo tirava dietro come un velo. Si accorse di me, ma anziché rientrare nella sua stanza mi venne incontro. Mi prese per mano e mi trascinò nella camera da letto, richiudendo la porta dietro di noi. Il cuore inchiodava contro il petto, le gambe mi cedevano. Io solo con una donna, nuda sotto la veste leggera. I capezzoli sporgevano nel buio ed il suo seno si alzava ed abbassava ad ogni suo respiro. Posò le sue labbra calde sulla mia guancia, poi si sedette sul letto e mi prese la mano. Affondai sul bordo, il mio nuovo bellissimo baratro. Tirò fuori la lingua e mi leccò l’orecchio, traboccai di piacere, che pelle d’oca! Anni scivolò di lato e si infilò la camicia da notte sopra la testa. Le sue tette, alte e piene, e i suoi capezzoli sfacciati, si fissavano rigidamente nell’aria. Ad un’osservazione più attenta, vidi chiaramente le aureole color caffè che incorniciavano i capezzoli, spessi e rigidi.

amica di mia madre

Ma fu quando posai lo sguardo più giù che la mia eccitazione mi sconvolse: Anni, la procace e sensuale amica di mia madre, aveva tra le cosce un pene, grande e rigido, stretto e malcelato tra la morbida carne dell’inguine. In un attimo mi apparvero i volti dei miei amici e mi risuonarono nella testa le loro battute sui “travoni”. Chissà cosa avrebbero pensato vedendomi lì, in pigiama, impietrito davanti a una meravigliosa transessuale. Forse avrebbero riso, forse avrebbero insultato me o lei, forse, più probabilmente, avrebbero sentito il loro pene scoppiare nelle mutande. Esattamente quello che stava succedendo a me.

Anni sorrise sorniona, sicuramente consapevole dei pensieri che mi stavano affollando la mente. Mi prese la testa e la portò verso il suo seno, che presi in bocca con entusiasmo. Sussultavo e succhiavo quei deliziosi seni come un uomo assetato, come se stessi per annegare. Mise poi una mano sulle mie palle e con ritmo lento e costante massaggiava con forza. Era esperta e materna, forte e precisa. Il mio cazzo tremava, si contraeva e pulsava, mi girava la testa, non avevo mai provato nulla di simile con tanta veemenza. Il succo schizzò nei pantaloni del pigiama.

Divaricò le gambe che fino a quel momento aveva tenuto serrate e rivelò il suo pene, eretto e maestoso, incorniciato da peli rasati con precisione, come la migliore delle attrici porno su cui mi masturbavo. Non sapevo che fare: non avrei saputo cosa fare comunque, neanche se avessi avuto davanti una di quelle fiche che avevo studiato tanto nel dettaglio. Fu lei, ancora, a sbloccare la situazione. Affondò la bocca nel mio cazzo e iniziò a succhiare e soffiare fino a quando il mio amico non diventò di nuovo robusto. “Vuoi leccarlo?”, mi chiese, e portò la mia bocca verso il suo pene, accarezzandomi i capelli. Diedi un timido bacio alla cappella, e lei: “Succhia qui!”. Mi strinse tra le cosce e con il cuore che batteva all’impazzata e le orecchie che fischiavano ancora più di prima iniziai a leccare e succhiare, cercando di replicare con la mia bocca il vortice che poco prima lei aveva fatto con la sua, su di me. Anni si contorceva e gemeva tutta, quasi strappandomi i capelli che fino a poco prima accarezzava appena. “Devi scoparmi, non resisto!”.

Mi allontanò dal suo corpo, si mise carponi sul letto e mi offrì il suo sedere. Sudato e sempre più incredulo, quasi incosciente di tutto quello che era successo e stava per succedere mi avvicinai e l’afferrai per i fianchi. La porta della stanza si aprì all’improvviso, mia madre sulla soglia. “Anni che succede, tutto ok?”. Ero atterrito, terrorizzato, ma mia madre sorrise compiaciuta. Aveva capito tutto, sapeva tutto di Anni, probabilmente sapeva che sarebbe successo quello che stava succedendo. “Wow, mio figlio si sta cavalcando Anni!”. Aveva afferrato la situazione: “Divertiti e fallo più che puoi” e richiuse la porta dietro di sé.

2019-05-08 MySecretCasehttps://www.mysecretcase.com/static/frontend/MSC/mysecretcase/it_IT/images/mysecretcase-shop-online-piacere-donne.svg https://blog.mysecretcase.com/wp-content/uploads/2018/04/amica-mia-madre-evidenza.jpg