Non attiro le vittime tessendo la mia ragnatela ma seducendole, questa volta più che mai di proposito. Quante di voi avranno teso la trappola tessuta minuziosamente in fil di seta lucida per accogliere la vittima in casa? Sicuramente molte, perché siete femmine!
Dapprima ero una verde Amantide, sempre brillante e al comando, colei che succhiava il cervello al proprio maschio per poi scartarne le ossa dopo l’atto sessuale. In questa mia storia invece mi sono vista come Aracne, una fanciulla comune e mortale. La dote è quella di tessere interminabili tele. All’uomo piace essere adulato, soprattutto quando a parlare è il linguaggio corporeo di una femmina in calore, più istintiva, terrena e carnale. Quindi ho cambiato vestito ed ho peccato di presunzione. Pensavo di essere più brava di Minerva e così sulla mia tela ho disegnato con il fil di seta, tra trama e ordito, gli amori impuri degli dei. Ho sfidato la dea Atena e lei mi ha trasformata in ragno per tutta la vita. Gli dei non si toccano ed i loro peccati non vanno giudicati. Volevo impiccarmi con il mio stesso filo, ma Atena mi ha salvata regalandomi come punizione una caduca esistenza.
Da molto tempo cerco di scontare la mia pena; fardello sono le mie colpe, per come ignobilmente ho illuso i miei uomini. Dopo due anni di astinenza sessuale per scelta e assenza di contatto fisico, l’uomo che ho fatto dio nei miei sogni mi ha inflitto la giusta lezione. Condannata a sentirlo, a vederlo, ad abbracciarlo senza poterlo avere. Non mi vuole.
Ieri sera a tarda ora ho ricevuto una chiamata da un mio ex collega. Lavoravo con lui in un’agenzia il cui capo era una volta il mio uomo. Il collega è più giovane di qualche anno, credo abbia da sempre un debole per me, anzi sicuramente, era irrestibilmente attratto dal mio seno! È un Toro, segno zodiacale che compensa il mio e viceversa; Il nostro rapporto è stato sempre un gran raccontarci le esperienze vissute, tra noi molta intesa e affinità. Diverse le cose in comune e i piaceri, provenienti soprattutto dal mondo della natura. Insomma, il mio fidanzato ne era geloso. Ieri per telefono abbiamo concordato un’uscita. Verrà a prendermi sotto casa. Ecco l’Aracne che è in me: ora tesso la mia tela perché ne ho voglia, perché mi piace il pensiero di sfiorare nuovamente, dopo un lungo tempo di sottrazione, le mie labbra su quelle del ragazzo che attizza il pensiero. Sì, ha riacceso la curiosità. Da comune mortale mi mostro come sono: vogliosa e dolce ma soprattutto felina e non anelante.
Sono le 21:00, il mio vestito è chiaro, corto, con scollo all’americana, evidenzia il mio seno, a lui piace. Indosso tacco 12 e borsetta di chiffon con catenella, capelli rigorosamente raccolti, un tocco fine negli orecchini in perla. Mi dice: “sei bellissima”. Comincio a sentire la birra doppio malto che adoro tutta in testa. Insiste: “se continui dovrò accompagnarti sulla soglia di casa!” e io penso: “È quello che chiedo”. Si è fatto tardi e mi accompagna, ovviamente devo catturarlo nella ragnatela. “Vuoi salire? Ricordi, non riesco a fare un gradino”. Apro la porta e lui la richiude, mi volto e gli sbatto contro, siamo vicini e i corpi si toccano, lo sguardo s’incrocia e l’emozione sale insieme all’eccitazione. Il momento è quello giusto, è un attimo, gli dico: “Non bacio un uomo da molto tempo, vuoi farlo tu?”.
Si avvicina lentamente, le sue labbra sfiorano le mie, le sue mani sul mio viso e con un dito accarezza la loro pelle carnosa. Poi nuovamente si avvicina e prende le mie labbra dentro le sue e mi abbandono completamente. Sempre dolcemente non molla la presa ed ecco l’incontro altalenante delle lingue. Roteano sempre più eccitate. Mi spinge contro il muro mentre leva la giacca e senza mai staccarmi sbottono la camicia. Sento il corpo vibrare, la colonna sciolta, le ossa inconsistenti. Scende verso la scollatura eccitato e al contempo dolce, le sue mani scivolano sui miei fianchi fino a far scendere la cerniera del vestito, le sue mani sulle mie spalle sono calde e forti nella presa. Slaccio i suoi pantaloni e lui sempre lì, le sue labbra sulle mie, le morde, le lecca… mi afferra dai capelli e rimane un secondo a guardarmi ricomincia. Quel bacio infinito è un trasporto senza fiato, un viaggio sensuale e romantico, passionale e pulito, animalesco e amabile. Mi spinge sopra al tavolo gettando a terra il mio fior di loto; rotea la sua lingua sui capezzoli turgidi e con la mano scosta le mie gambe. Sento il suo tatto bussare nella mia anima ed è così penetrante che gemo senza ritegno. Scende con la lingua sul monte di Venere e bacia le grandi labbra come fosse la mia bocca, avverto l’orgasmo salire ed il bacino sollevarsi … è bastato mi dicesse: “bagnami” che sono arrivata!