È di quest’estate la tanto esclusiva quanto inaspettata intervista di Le Figaro a Quentin Girard, giornalista di Libération e fondatore della prestigiosa rivista erotica “L’imparfaite”, nata nel 2009 tra i banchi dello Sciences Po, altrimenti noto come l’inavvicinabile e pretenziosissimo istituto di Studi Politici di Parigi. L’inizio è stato con il botto: gli studenti, assimilabili ai nostri bocconiani o normalisti pisani, hanno deciso di posare tutti nudi per il primo numero. Girard ed i suoi amici erano allora studenti dell’ultimo anno, anno da concludere a tutti i costi con qualcosa di fortemente identificativo dell’istituto, ma anche del loro percorso individuale. Non la solita rivista geopolitica noiosa che ci si sarebbe aspettata da un gruppo di ragazzi studiosi e promettenti, i leader francesi di domani, ma un progetto di più ampio respiro che rompesse i ponti con la vecchia guardia. Perché non allora una rivista erotica sulla sessualità esplorata soprattutto dal punto di vista fotografico, culturale ed antropologico?
Già dopo la sua prima uscita, gli studenti richiesero di mostrare il volto dapprima voluto tenere nascosto. Il rettore ne fu subito entusiasta e “L’imparfaite” cominciò la sua scalata all’approfondimento erotico a mo’ di inchiesta. “Per molti il sesso appartiene al dominio del futile e del superfluo, per noi invece è una possibile porta d’accesso alla comprensione del mondo”, spiega Girard, “Il modo di concepire la sessualità permette, come la geografia o la storia, di studiare una società dal punto di vista morale, estetico e culturale”.
Il prossimo numero, infatti, ci porterà in un bordello de Il Cairo ed in una bottega artigiana di indumenti fetish in latex, ci parlerà del nudismo indiano e della carica simbolica ed erotica degli animali domestici. La sua tiratura annuale di 170 pagine configura la rivista più come un libro da collezione, con la sua carta patinata, le fotografie d’autore e le traduzioni a fronte rigorosamente in inglese. L’imparfaite s’inserisce nel solco delle riviste erotiche parigine di nicchia fondate negli anni Duemila, come Edwarda e Irene, ma anche nell’interesse crescente verso il mondo della sessualità, sdoganata anche da testate generaliste come L’Express e Libération. La crisi dell’editoria ha certamente inferto loro un duro colpo, al quale hanno cercato di ovviare presentandosi come oggetti di culto da intenditori, da leggere e conservare come i propri romanzi del cuore. E allora noi li collezioniamo, con la speranza che ne escano altri sempre più preziosi, tutti da non perdere.