Il freddo della sera non lo sentivo per niente: saranno stati i due bicchieri di prosecco bevuti? Probabilmente. Per le strade della mia città di provincia, sotto un cielo pieno di stelle, c’era ancora qualcuno sulle panchine del centro. La mia pelliccia nera odorava dell’alcool versatomi addosso per sbaglio da una mia amica, inciampata fra le mattonelle irregolari della piazza.
“Dobbiamo andare in quel bar prima che chiuda, devo fare pipì e cercare di togliere il resto di quello che mi hai versato addosso.” Valentina accennando una risata, con gli occhi socchiusi appoggiata al mio braccio rispose: “Mi perdoni?” Le sorrisi: “No.” —”Sei fredda come un guardiano della notte”, alzai gli occhi al cielo, Jon Snow era la sua ossessione.
Il bar era deserto, al bancone solo un ragazzo moro, girato di spalle a sistemare le bottiglie di vino sugli scaffali. Mi diedi un’occhiata nello specchio al centro della stanza e nel riflesso lo riconobbi: “Ma guarda un po’ chi c’è qua! Samu, non sapevo lavorassi qui!”, era il fratello del mio ex. Lui sorrise: “Guarda, io devo chiudere ora, ma solo perché sei tu dimmi che cosa vuoi e te lo preparo.” — “Sei gentilissimo, davvero, ma dovremmo solo andare in bagno.”
“Ti vedo proprio bene”, continuò, scrutandomi da capo a piedi, mentre aspettavo che Vale uscisse dalla toilette. Per facilitargli la visuale mi tolsi la pelliccia e facendo un giro su me stessa risposi: “Ehhh, hai visto?” Annuì facendo un occhiolino: “ma Valentina è caduta nel bagno?” Spalancai gli occhi: “cazzo, Vale?” battei le nocche sulla porta di legno ed essa si aprì:
davanti a me avevo lei che mi porgeva la mano: “ddd-dammi la pelliccia, la pp-pulisco!”—”Sei sicura?” domandai vedendola visibilmente ubriaca, ma lei annuì. Samuel mi guardò alzando un sopracciglio: “che c’è? Ti aiuto!”
Valentina aveva ripulito bene la pelliccia. Le avevo dato un bacio in guancia, lo meritava, e Samuel aveva messo il giubbotto pronto per chiudere il bar.
Con l’indice sull’interruttore della luce domandò: “siete a posto? Andiamo?” Annuii “andiamo? Dove?” Domandò Vale, scossi la testa: “si fa per dire amore” lei si appoggiò al pilastro del portico guardando la piazza e sospirò: “come cazzo torniamo a casa ora”. Mentre infilava la chiave nel lucchetto della saracinesca Samuel rispose: “oh, nessun problema, vi porto io a casa” mise la chiavi in tasca e continuò: “pensavo di stare un po’ qui con i ragazzi e poi andare, ma se volete vi porto adesso e poi torno” scossi la testa: “nono, figurati, ti aspettiamo, chi sono i ragazzi? Senza occhiali non vedo” risposi socchiudendo gli occhi per restringere il campo visivo, lui sghignazzò: “Sono Michele, Antonio, Mohamed e Alex.” Perfetto, li conoscevo tutti.
Fra una chiacchiera e l’altra e qualche sorso di Tennent’s si erano fatta l’una; decisi di andare a prendere una bottiglietta d’acqua in un distributore qualche metro più in la, ma al mio ritorno seduto sul muretto con la schiena poggiata alla vetrina della boutique sotto il porticato c’era solo Samuel: “ma dove vanno?” Domandai vedendo i ragazzi e le loro fidanzate, arrivate in un secondo momento, allontanarsi con Valentina.
“Alla piadineria, vuoi andare?” scossi la testa: “perché tu non sei andato?” — “sono stanco morto e non mi va di camminare” — “devo fare pipì..” socchiuse gli occhi portando le mani sulla nuca: “ora come fai?”—”come ho sempre fatto, vieni con me” aggrottò la fronte, e gli spiegai: “tranquillo baby, io mi metterò dietro quella macchina blu, tu devi solo controllare che non arrivi nessuno e tenermi la borsa” — “Ahaha… va bene, baby!”.
“hai fatto?” domandò —”non mi sono ancora tirata giù le calze Samu, porta pazienza!” — “vuoi una mano?” Ne alzai una così da mostrargliela attraverso il finestrino e sventolai il dito medio.
A lui non rimase che ridere : “sei tremenda..” —” e tu poco originale, mi hai dato la risposta più scontata in assoluto” ribattei sistemando il vestito mentre uscivo da dietro la macchina.
“Che avrei potuto dire alla ex di mio fratello?” — “in teoria avresti dovuto stare zitto” — “sai che non è una mia virtù” — “non avevi ancora fatto una delle tue battute, era strano infatti.” Rise sollevandosi il cappuccio sulla nuca: “ma tu non hai freddo?” Domandò strofinando i palmi delle mani l’una sull’altra
“A dire il vero si, parecchio” mi prese sotto braccio e ci sedemmo al posto di prima.
“che strano, non sono ancora arrivati” — “ci scommetto che quella stronza si è fatta portare a casa da loro e mi ha lasciata qui, era troppo ubriaca persino per ricordassi che ci fossi anche io.” — “tu non sei ubriaca?” — “dignitosamente brilla si dice.” Lui alzò le mani in segno di resa :”scusami, scusami davvero, hai ragione” sorridemmo entrambi. Lui aveva ancora la mia borsa in mano e allora l’aprì passandomi il telefono. Mentre mandavo un messaggio a Valentina sentii qualcosa vibrare allora mi voltai : “il tuo cellula-” strabuzzai gli occhi alla visione di lui che giocava con il mio vibratore a forma di rossetto. Con gli occhi spalancati e la bocca anche domandò: “ma questo?!” Mi misi una mano in faccia e risi : “da qua!” Glielo strappai dalle mani e chiusi la borsa frettolosamente. Seduti ancora su quel muretto gelido lui prese le mie gambe e le mise sulle sue :”dai non ti imbarazzare, so le cose che facevi con mio fratello eh” — “questo non mi evita di essere imbarazzata..” — ” detto da cognato a cognata dopo questa cosa sono ancora più dell’idea che mio fratello sia stato un coglione a lasciarti. Come fai a lasciare una ragazza che si porta i vibratori in giro? È da pazzi!” — “si, ora dici così perché mi conosci, se io e te fossimo estranei, mi fosse caduto di fronte a te e avesse iniziato a vibrare avresti pensato un’altra cosa.” stava per portare la mano al mio viso quando il suo braccialetto s’incastrò nelle mie calze strappandole : “ti odio.” esclamai guardandolo dritto negli occhi, lui sorrise.
“credi che siano coincidenza queste? I nostri amici ci abbandonano, ti trovo un vibratore nella borsa e per di più ti si rompono le calze..”
Non risposi, mi sfilai lentamente gli stivali guardandolo dritto negli occhi.
Si leccava le labbra e guardava le mie gambe; mi alzai di scatto e sfilai le calze.
Lui si voltò e mentre era ancora seduto mi avvicinai prendendogli il viso fra le mani: “non fingere di non aver mai visto le mie gambe nude. Credi che io non sappia di quando ero appena uscita dalla doccia a casa tua andai in camera vostra, e tu dal salone di soppiatto ti posizionasti dietro la porta a sbirciarmi dalla serratura?” poggiò entrambe le mani sul retro delle mie ginocchia e le fece salire accarezzandomi fino ad arrivare al bordo del vestito. Mise un dito sotto di esso, annuii dandogli il consenso; allora lui fece scivolare entrambe le mani sotto al mio vestito.
Mi accarezzò le natiche per poi stringerle fra le mani.
Socchiusi gli occhi mordendomi le labbra : “non me ne pento…” rispose lui.
Mi voltò, e mentre era ancora seduto mi alzò il vestito e mi morse una natica.
Gli passavo le dita fra i capelli tirandoli un po’, lui continuava ed io non smettevo di lubrificarmi. Spostò il perizoma e mi provocò dei brividi: sentii un qualcosa di freddo toccare il mio clitoride, incominciò a vibrare e il suo dito mi penetrò subito dopo.
“Ho sempre sognato di farlo..” sussurrò lui mentre continuava a far entrare ed uscire il suo dito dentro di me.
Muovevo il mio sedere su di esso: stavo facendo sesso con il suo dito mentre con l’altra mano tenevo il vibratore.
Mi sculacciò con la mano sinistra ed io alzai gli occhi al cielo ansimando: “dio mio..” .
Si alzò dal muretto con le dita ancora dentro di me e mi fece poggiare la guancia contro il muro, nel silenzio della piazza si udiva solo un leggere ronzio e il rumore del palmo della sua mani che sbatteva sulle mie natiche ripetutamente.
Aumentai la potenza della vibrazione e tremai leggermente.
Mi afferrò dai capelli e mi sussurrò all’orecchio: “siamo all’aperto piccola.. e questi palazzi sono pieni di finestre” portando la mano sul suo pene evidentemente eccitato risposi: “non mi importa..” lui mi voltò nuovamente, mi mise una mano al collo e con forza mi baciò mentre con l’altra ancora mi penetrava.
Gli sbottonai il pantalone ed infilai la mano nelle mutande, si staccò da me e guardandomi negli occhi si morse le labbra.
Il contatto visivo era costante, la mia mano non si fermava sino a quando non sentimmo delle risate: i suoi occhi si spalancarono, lo spinsi via e mi tirai giù il vestito, infilai di corsa gli stivali e spensi il vibratore, mentre lui si allacciava i pantaloni.
Lipstick Vibe
Un rossetto? Molto di più. Confondilo tra i trucchi nella tua pochette, nessuno si accorgerà dei suoi poteri! Vibra nei punti giusti e con discrezione. Shhh, anzi, ohhh!
Scopri di più!“ragazzi ci siamo!” Udimmo in lontananza.
Camminando verso i nostri amici lui si avvicinò al mio orecchio e palpandomi il sedere sussurò : “è il nostro segreto..” — “averemo molti altri segreti in comune io e te..”
“Perché non siete venuti? Che avete fatto?” Domandò Alex con la sigaretta fra le labbra, Samuel mi guardò: “niente, abbiamo parlato un po’ di mio fratello.” Alex buttò fuori il fumo dalla bocca :” ahh.. ma non ci pensare più, se la sogna un’altra come te.” — “giá…” risposi guardando Samuel, lui mi fece un sorrisone e dal labbiale della sua bocca lessi: “sei mia.”.