Il problema era esploso improvviso e dopo cinque anni di convivenza. Federica, la mia compagna, aveva perduto la testa per un giovane collega di lavoro che le aveva rimosso ogni freno inibitorio. Nessuna questione di sentimento e, men che mai, un inatteso principe azzurro ma solo un acuto desiderio di sesso che mi aveva confessato tra le lacrime quella sera stessa lasciandomi di sasso.
Per quanto mi credessi ‘aperto’ a ogni situazione, un moto di stizza attraversò il mio corpo facendomi ricredere di essere così incline a certe disponibilità puramente teoriche.
Insomma… in buona sostanza, mi stavo rodendo dentro dalla gelosia!
Federica aveva concluso quella strana confessione dicendomi che aveva preso una ferma decisione, la classica ‘pausa di riflessione’ che null’altro era il potersi gestire il suo privato senza dovermene rendere conto.
E io? Mi leccavo le ferite e per la prima volta provai un sentimento di astio contro le donne che era nato a causa della confessione di una compagna che non sapevo più come gestire. Preparato velocemente il trolley, Federica se ne andò con un sorriso più che indecifrabile che mi lasciò ancor più intronato.
Dopo un paio di bicchieri generosi di rum decisi che quella sera, forse, sarei riuscito a scrivere un nuovo capitolo della mia vita e mi apprestai a uscire per immergermi tra i mille tentacoli di una città che volevo ritrovare.
Sapevo che dovevo divertirmi e, magari, trasgredire. Mi misi a caccia di locali in quel tipico quartiere dove si svolgeva la movida. Parcheggiata la moto, iniziai a fare il giro dei ritrovi più trendy.
Inutile dire che ogni entrata equivaleva a un paio di bevute e a un quarto d’ora passato a osservare la fauna che popolava il locale che mi stava ospitando e che poco dopo, iniziava a darmi sui nervi.
Così, per soddisfare quella mia incostanza, cambiavo indirizzo e consumazioni sentendomi ogni volta sempre più leggero nella mente e nello spirito.
Giunsi in un piccolo pub dove non ero mai stato e mi accolse un’atmosfera ovattata e una musica tranquilla che mi coccolò sin da subito.
Al lungo bancone di noce in puro stile americano con tanto di sgabelli sul davanti, sedevano alcune coppie e uomini soli, forse accompagnati dalle loro malinconie.
Mi sentii a mio agio e chiesi da bere dopo essermi accomodato sull’ultimo posto libero.
Accesi la mia attenzione sulla gente accanto a me notando subito un uomo dall’aspetto interessante. Praticamente il tipo di uomo che avevo sempre desiderato essere: una sorta di Corto Maltese cittadino che lasciava trasparire tutto il suo vissuto e solleticava l’immaginazione di donne che si sarebbero mostrate ben disponibili a sentirsi prede per una sera.
Mentre facevo queste considerazioni, avvertii una specie di crampo al basso ventre e un desiderio mai provato prima: come sarebbe stato sentirsi stretto tra quelle braccia di vero maschio?
Scacciai quell’insano fumetto sopra la mia testa chiedendomi cosa lo avesse generato e mentre cercavo di raccapezzare le idee districandole dai fumi dell’alcool bevuto, vidi lo sconosciuto fissarmi con occhi penetranti accennando un sorriso. Alzò il suo bicchiere ancora mezzo pieno in segno di salute e schiacciò l’occhio come un concordato cenno di intesa.
La testa era diventata improvvisamente pesante ma seguii con lo sguardo quell’uomo che si era alzato per andare alla toilette.
Fu un gesto impulsivo, il mio. Mi alzai e raggiunsi la porta di un moderno bagno laccato di nero dove trovai l’uomo che si stava aprendo la patta dei pantaloni come per fare pipì. Voltò la sua testa verso di me e con un sorriso mi disse se potevo aiutarlo perché si era incastrata la zip.
Non so se quella sera iniziò una nuova vita per me ma decisamente il dolore per l’addio di Federica fu molto meno violento di quello che supponevo, ma questo non certo grazie alla mia ex partner.
Madame Nicole del blog lestanzedimadame.com