Sono una ragazza viziata e annoiata che nasconde un piccolo segreto. Abito da sola in un piccolo loft e nessuno immaginerebbe che ho uno stanzino pieno di fruste e manette. Ho cominciato per soddisfare i desideri di sottomissione del mio ex fidanzato ma mi trovavo talmente bene nei panni della dominatrice che ho finito per farne una professione. Mi chiamano Dea, Mistress, Signora, Padrona. Mille nomi diversi per una sola anima.
Due sere fa mi sono ritrovata ad accogliere un nuovo schiavo dopo un lungo corteggiamento. Il mio potenziale Fido mi aveva contattato sul sito e mandato centinaia di mail adoranti e regali romantici. Sapevo che si trattava di un uomo affascinante, che aveva 40 anni, grande amante dell’umiliazione e sposato con una fredda donna dell’alta borghesia. Per l’occasione ho indossato un lungo vestito in PVC con spacchi inguinali e scarpe con il tacco alto. Ovviamente Fido arrivò in perfetto orario ma non potei resistere a lanciare un’ultima occhiata allo specchio prima di aprire. Alta, mediterranea e con un volto glaciale, alcuni uomini si erano innamorati di me per i miei occhi azzurri e le labbra carnose, altri idolatravano la mia personalità forte e aggressiva. Sapevo di fare un certo effetto negli uomini e la cosa mi riscaldava i lombi ma sembrava non bastarmi mai. Volevo possedere tutto e tutti.
Il Fido che mi si parò dinnanzi era ben vestito e profumato, ai piedi aveva delle scarpe costose e un enorme mazzo di fiori in mano.
Sorrisi, presi i fiori molto lentamente e li gettai a terra, calpestandoli con fare scenico.
“Lo sai che è questa la fine che farai, vero?” dissi.
Lo sguardo mesto di risposta e il leggero tremito delle labbra mi fece capire che aveva gradito.
“E quindi tu vorresti essere il mio nuovo Fido? Allora zitto. Spogliati come un verme e mettiti a quattro zampe. Scodinzola come un bastardo, forza.“
L’iter era lo stesso per tutti, tante banalità che creavano la giusta atmosfera e permetteva loro di aprirsi e lasciarsi andare nelle mie mani.
Fido aveva un corpo tipico di chi doveva ringraziare Madre Natura e una costante attività fisica. Muscoloso ma non troppo, con degli irresistibili peletti sul torace e una schiena grossa e possente.
Rimase in boxer a quattro zampe e…
“NO! Non hai capito? Da quando i vermi indossano mutande? Devo forse appartenere a un universo parallelo? Ti ho detto nudo come un verme!“
Fido scattò sull’attenti, velocissimo a togliere quel lembo di stoffa e a lasciar intravedere un cazzo talmente grosso che quasi impallidivo. Nella mia pratica abitudinaria prendevo in giro gli schiavi per le loro dimensioni ridotte ma quella volta non potevo proprio permettermelo.
“Adesso zampetta per casa ma non fare i tuo bisognini in giro. Questa è la mia proprietà” mi schiarì la voce.
Vedevo il suo bel fondoschiena girovagare per il corridoio e cominciai a sentirmi bagnata. Infliggere dolore e sofferenza era un atto tremendamente piacevole ma quella volta c’era di più: ero troppo arrapata dopo aver visto un simile arnese.
Mi avvicinai a Fido e gli passai due dita sulla schiena, in maniera lenta e ponderata. Schiacciavo le vertebre come avrei voluto schiacciare la mia figa su di lui perciò decisi di farlo. Mi sedetti sulla sua schiena, allargando bene le gambe e facendogli sentire tutta la mia umidità. Non avevo le mutandine e lui se ne accorse ben presto. Gli ordinai di portarmi in groppa, strinsi forte i suoi capelli e lasciai che quel movimento ondulatorio mi stimolasse ancor di più. Sentivo i miei umori colare sulla sua schiena, il clitoride indurirsi e bramare attenzioni più vogliose. Indirizzai Fido verso la stanza segreta, completamente avvolta nell’oscurità. Accesi una luce rossa e preparai quel suo bel culetto bianco a suon di frustate. Per ogni colpo sentivo un lungo gemito, per ogni frustata il suo pene gridava pietà.
“Mettiti sulla croce“- gridai.
Si alzò in piedi a fatica ma rimaneva eccitato e durissimo. Era troppo. Lo legai ben stretto a caviglie e piedi, senza che lui capisse nulla mi piegai in avanti e lasciai che quel bel cazzo mi entrasse dentro e in profondità. Non desideravo altro che usarlo come un volgare sex toy, lasciandomi piena e soddisfatta. Mi muovevo con foga, lasciando che entrasse e uscisse a mio piacere. Non mi interessava di lui ma solo una parte ben messa di lui. Quella che mi stava facendo godere come una pazza. A un certo punto esplosi forte, lasciandomi andare a un potentissimo orgasmo mentre lui mi implorava di venire. Permesso non concesso. Sfilai subito il pene e lo guardai con aria annoiata.
“Adesso basta, mi sono divertita ma a te non lo concedo. Torna domani sera per qualche altro giochino.“
Avevo trovato un Fido davvero molto speciale.
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