Ti stai infilando una felpa blu piena di stemmini e bollini appiccicati e cuciti qua e là. È bruttina, sembra una di quelle cose brutte da benzinaio degli anni ’80.
“Ma quanto è brutta quella felpa?”, ti domando in tono sarcastico.
“Sì, è vero”, rispondi sorridendomi.
Te lo dico in continuazione che questa felpa è brutta, ma non ti arrabbi mai. Dici sempre che è vero. Sorrido per il fatto che continui ad indossarla in casa anche se non ti piace, solo perché te l’ha regalata tuo papà. Sei molto tenero.
“Sai cosa mi ricorda quella felpa?”, incalzo.
“Che?”
“Il mio Ken aveva una tuta così”.
“E chi è Ken?”
“Ken, il marito di Barbie!”, rispondo.
“E che giochi facevi con Ken e Barbie?”, mi domandi provocante.
“Certe volte li spogliavo e gli facevo fare delle cose”, rispondo fingendo ingenuità.
“Pervertita anche da bambina… Quanti anni avevi?”, domandi ancora.
“Sei, sette anni, non lo so”.
Nel frattempo ti sei avvicinato a me che sono a letto e hai cambiato idea, hai già tolto la felpa e la maglietta. Siamo in mutande e ti stai infilando sotto le coperte insieme a me.
“Cosa ci facevi con Ken e Barbie, allora?”, insisti.
“Li mettevo nudi, uno sopra l’altra, ma loro avevano le mutande permanenti”.
Scoppi a ridere e ti distendi sopra di me. Mi domandi cosa deve fare Ken adesso.
“Toccami lì sotto”, rispondo.
Cominci a toccarmi sopra le mutandine insistendo sul clitoride. Mi eccito e sento quella stessa brezza primordiale alla quale non sapevo dare un nome e che sentivo anche da piccola quando giocavo con Barbie e Ken. Il calore della tua pelle a contatto con la mia mi fa sempre impazzire. La costrizione del peso del tuo corpo sul mio mi fa sempre desiderare che tu mi possegga. Il mio liquido esce e comincia ad appiccicarsi piano sulle mutandine.
“Infila le mani nelle mutandine”, ti chiedo.
Con l’indice cominci a toccare la fessura e dopo poco ti ci infili dentro. Mi masturbi con le dita fredde e posso sentire tutto il mio calore che ti avvolge. Poggi la bocca sul mio orecchio e mi domandi: “E dopo cosa gli facevi fare?”.
Non rispondo per qualche secondo presa dal piacere che s’irradia sotto il mio ventre. Dopo poco ti dico: “Muovevo Ken sopra Barbie, come se le stesse dando dei colpetti”.
Ti abbassi i boxer, sposti di poco le mie mutandine ed entri dentro me con tutta la tua erezione. Cominci a muoverti piano e mi domandi se lo facevo così o più veloce. Ti chiedo di muoverti più velocemente e comincio ad ansimare. Mi chiedi se i colpi erano più forti e ti rispondo che lo erano. Allora cominci a muoverti più velocemente dentro di me. Mi aggrappo al tuo culo e cerco di spingerti anch’io più forte che posso dentro me. Il mio orgasmo comincia ad impazzirmi dentro. Mi dici che non verrai finché non sarò venuta tre, quattro volte. Sai che perdo la testa quando pretendi i miei orgasmi e, senza troppa difficoltà, vengo. Sono eccitata, talmente eccitata per le situazioni assurde che riusciamo a creare quando siamo assieme, che comincio a perdere il controllo. Ti accarezzo ovunque, ti sussurro tutte le cose più sconce che mi vengono in mente. Nel frattempo entro in quello stato ondulatorio in cui vengo, mi calmo e poi vengo ancora. Continuo a venire ad intermittenza e più mi guardi in questo stato, ansimante e accaldata, e più ti ecciti. Ti ecciti, ti ecciti ancora finché esplodi sulla mia pancia. Mi sporchi anche le mutandine.
Rimango sdraiata e stravolta con le mani aggrappate alle tue spalle. Tu steso su di me ansimi e continui a godere incurante dello sperma tra la mia pancia e la tua.
Ti riprendi prima di me, come al solito, ma rimani steso. Porti la bocca al mio orecchio ancora una volta e sussurri: “Come Ken e Barbie, non ci siamo neanche tolti le mutandine”.
Blu Virginia