Ho sposato una MILF

Ogni volta che mia moglie dice «usciamo» mi viene l’ansia. Ma ogni volta che dice «festeggiamo» vengo addirittura colto dal panico.

Fare festa, per mia moglie, significa trascinarmi in qualche squallido bar fuorimano e costringermi a guardarla mentre rimorchia il fusto di turno, di solito giovane ma non troppo sveglio, così da fargli fare quello che vuole senza problemi. Ci riesce anche con me, mi rigira come un burattino con la scusa che è troppo bella per un uomo solo, troppo sexy, troppo arrapante, e alla fine mi convinco che ha ragione, che lei è davvero troppo per un uomo soltanto.

Ha quarant’anni, ma è davvero in ottima forma, senza un filo di grasso e con le curve al punto giusto. Insomma, è il genere di donna che fa girare la testa agli uomini quando passa per strada.

In America verrebbe additata come “milf” per come flirta e provoca ogni ragazzo che incontra. E oggi non fa eccezione.

Questa sera mia moglie ha scelto di indossare una camicetta trasparente che lascia intravedere il seno grande e morbido, un seno che tuttavia non ha niente di materno.  E non c’è niente di materno neppure nel modo in cui lo fa ondeggiare sotto gli occhi del barman e dei quattro sbarbatelli che adesso fanno a gara per offrirle un drink. La sua è solo una tattica naturalmente, un espediente per portarsi a casa una nuova preda, o anche per farsi una scopata nel parcheggio mentre io vedo tutto da lontano, e mi fumo una sigaretta. Fa male ammetterlo, ma mi piace guardare mia moglie che apre le gambe per degli sconosciuti.

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Il cazzo mi diventa subito duro al pensiero di lei che smania mezza nuda sui sedili della Mercedes, e mi accorgo che è anche più duro quando più tardi viene da me per raccontarmi dell’amante di turno. Succede sempre più spesso, oramai. Lei si avvicina con i vestiti ancora in disordine, con i capelli che puzzano di sperma e sudore e mi racconta com’è stato fin nei minimi particolari. Non tralascia nemmeno un dettaglio perché sa che così mi farà eccitare, e quando capisce che sono cotto a puntino mi mette una mano in mezzo alle gambe, apre la lampo dei pantaloni e mi prende il cazzo tra le mani, lo accarezza, ci gioca un po’, poi inizia a masturbarmi finché non vengo con un’intensità sempre maggiore. La scena si ripete sempre uguale, giorno dopo giorno, notte dopo notte, con l’aggiunta di piccole varianti che la mia signora decide al momento. L’altra notte, per esempio, ha insistito perché restassi a casa invece di tenerle compagnia in uno dei suoi giri, e quando è tornata mi ha costretto a leccarle la fica ancora appiccicosa dello sperma di un camionista.

«Puliscimi la fica», così ha detto. E io ho obbedito come sempre, nonostante provassi una gran rabbia per lei e per me stesso. Ma più la rabbia aumentava, più il mio amore per lei cresceva a dismisura, tanto che abbiamo finito per fare l’amore sul pavimento, come due selvaggi.

È la mia natura e devo accettarla: mi piace quando mia moglie mi tradisce, mi piace sentire l’odore di uno sconosciuto sulla sua pelle, e magari possederla mentre lei ancora freme per il ricordo di qualcun altro. Per questo motivo l’accompagno ovunque lei voglia andare, perché ogni piazza, ogni strada, ogni bar, per mia moglie è un terreno di caccia ed io desidero assistervi, anche solo per ammirare il trofeo dell’avvenuto tradimento, la sua ultima conquista.

Stasera non sarà diverso dalle altre volte. Io e mia moglie facciamo il nostro ingresso in un bar poco frequentato, a un passo dalla statale. I nostri pensieri, le nostre azioni, sono in perfetta sintonia. Puntiamo dritti verso il barista, un tipo alto e muscoloso, con il fisico da lottatore e il cranio rasato.

Mia moglie lo seduce senza difficoltà, giusto il tempo di fargli due moine ed ecco che si allontana verso il bagno delle signore. Il barista aspetta qualche secondo, poi la segue. Io gli vado dietro, attento a non farmi notare, ma è una cautela inutile, perché l’uomo non ha occhi che per lei, mia moglie.

Lui la brama, la desidera, e anche lei lo vuole. Vuole quell’uomo così tanto che non vede l’ora di farglielo sapere, perciò lo trascina in uno dei bagni, abbassa la tavoletta del water e ci si siede sopra a gambe larghe. Mia moglie non porta le mutandine, preferisce che lui la veda così, esposta e vulnerabile, mentre con l’indice e il medio inizia a strofinarsi il clitoride. È eccitata, terribilmente eccitata, e vuole che lui lo sappia, vuole fargli sapere quanto è umida la sua fica e quanto è calda, così l’uomo la scoperà come un pazzo, senza inutili carinerie, proprio come piace a lei.

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Mi faccio coraggio e apro di poco la porta del bagno. Lo spettacolo è già cominciato. Il barista, possente come un toro, ha sollevato mia moglie per le ginocchia e gliele tiene aperte mentre il suo cazzo si muove rapido dentro di lei. I loro corpi si muovono all’unisono, l’attrito con la pelle sudata  produce un rumore secco, simile allo schiocco di una frusta. Mentre l’uomo le allenta il reggiseno, mia moglie cerca un sostegno appoggiandosi alla parete sudicia. I suoi gemiti ora mi sembrano sempre più forti, forse perché sta per raggiungere l’orgasmo, così afferra i fianchi del barista e inizia a dettare lei il ritmo, sempre più forte e più veloce. È una visione così intensa che non riesco a frenare la voglia di prendermi il cazzo e muoverlo a tempo con il suo piacere.

Più forte. Più veloce. Più forte. Ancora una volta. Più forte. Adesso!

Mia moglie china la testa all’indietro ed emette un rantolo. Immediatamente dopo il barista viene dentro di lei con un grugnito. Allora capisco che ho solo un paio di minuti per allontanarmi più in fretta che posso. Non posso rischiare che l’uomo mi veda, perché chiamerebbe la polizia. O magari non gliene frega niente. E a pensarci bene non importa neanche a me. Ciò che conta adesso è solo il sorriso di mia moglie, un gesto che smorza la mia rabbia e la mia vergogna.

Quel sorriso mi riporta a casa, mi riporta a lei.

Cristiana Danila Formetta è scrittrice e blogger. Scopri i suoi libri su http://author.to/CristianaFormetta

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