Le notti calde d’estate provocano nelle menti più sensibili il desiderio di ricordare. Definì i ricordi come “la quintessenza degli animi gentili che non vogliono dimenticare”. Così aprì lo scatolone proibito.
Foto, musicassette, scontrini sbiaditi, lettere imballate e quella canzone scritta per lei… quando un sms la svegliò da quel torpore.
“ Il racconto è sulla tua mail. L.”
Ora si voleva godere quella storia che sapeva benissimo essere scritta su di lei e per lei. Brividi. La passionalità riempiva la memoria del pc. Le vennero in mente lettere d’amore vere o presunte tali in cui gli innamorati di primo pelo si sparavano addosso parole dolcissime di cui non conoscevano neanche il significato. Roba per chi amava crogiolarsi con parole scontate che parlassero della passione eterna.
“Vienimi a prendere subito!” gli scrisse lei.
“Perché, che cos’è successo?”
“Niente! Ma vienimi a prendere adesso, prima che il caldo di questa sera mi bruci completamente!”.
“Ma sta venendo un mio amico, che scusa invento?”
“Non lo so. Vedi tu. A tra poco”.
“Ok”.
Decise di indossare il vestito più ingenuo e puro che il suo armadio contenesse. Scelse quello lungo di cotone bianco, con i fiorellini bianchi e marroni. Era largo e fresco e quella sera serviva. Si guardò allo specchio posto davanti al suo letto. Quello specchio le teneva compagnia quando si toccava. Le piaceva guardarsi quando si infilava le dita sotto le mutandine, quando si pizzicava i capezzoli e si mordeva le labbra vogliosa.
Aspetterà un attimo, pensò. Così si sedette sul letto, alzò il vestito, scoprì i seni e con il dito medio iniziò freneticamente a giocherellare con il clitoride. Le mutandine di pizzo bianco si bagnarono immediatamente. Era eccitata nel vederle così fradice. Chiuse gli occhi e pensò che lui fosse chino su di lei per leccargliela e venne. Sapeva che lui sapeva farlo bene. Ricordò la scopata storica in riva al mare.
Ricordò che non ebbero neanche il tempo di chiacchierare. Lui la prese subito a cavalcioni e la penetrò a crudo senza preliminari. E proprio quel bruciore la eccitò. Gli sfilò i jeans e lo obbligò a tirarle la coda dei capelli mentre glielo succhiava. Lui venne in bocca dopo qualche istante, ma dopo qualche minuto era già pronto a ricominciare.
Così gliela leccò mentre con un mano le allargava le labbra e con l’altra provava a infilarci tutte le dita. Poi la scopò da dietro. La fece bagnare così tanto che sul telo da spiaggia non c’era più spazio per sedersi. Erano entrambi bagnati dal piacere di lei. Quando colava in quel modo esagerato lui si arrapava ancora di più e lei sapeva che di lì a poco il gioco sarebbe finito. Infatti le venne dentro mentre le diceva che era una puttana…
Con il petto ancora rosso di piacere scese in strada. Lui non era ancora arrivato. Fumò una sigaretta. Poi la seconda. La terza.
“Pronto”.
“Ehi, ma dove sei?” disse lei, con tono nervosamente ironico.
“Emh… te lo avevo detto che aspettavo un amico”.
“Ma io ti sto aspettando! Mi hai dato l’ok prima! Va bè, ne hai ancora per molto?”.
“Non lo so. Dai ti chiamo quando finisco”.
“Ah, quindi non vieni adesso? Ho capito, a domani”.
“Aspetta… Dai ti chiamo dopo”.
“A domani”.
Risalì a casa delusa e nervosa. Prima di sfilarsi il vestito si guardò nuovamente allo specchio e si rese conto che neanche quella sacca lunga dava la sensazione di puro e ingenuo. Ma lo aveva sempre saputo. Lo aveva indossato di proposito, in fondo. Era la scusa che dava a se stessa per giustificare l’assenza di innocenza.
Ripromise a se stessa che non lo avrebbe più chiamato, quando le arrivò un sms.
“In quel vestito lungo e bianco eri bellissima. Te lo avrei tagliato da giù a su con un taglierino. Notte”.
Per un attimo pensò, ah altro che amico! Era con una donna e il deficiente ha sbagliato a inviare l’ sms! Poteva dirmelo, in fondo non siamo niente. Non siamo più niente!
Dopo qualche istante sgranò gli occhi… vestito lungo? Vestito bianco? Diamine! Era qui e mi ha osservata tutto il tempo… no, non ci credo! No no, non può essere!
“Ma sei sicuro che l’sms fosse per me?”
“ Sì che era per te. Eri bellissima, lo sai”.
“Scusa, ma perché?”
“Perché sapevo che avrei commesso uno dei più grandi errori della mia vita. Sapevo che, se ti avessi ascoltato, proprio questa sera, da questa storia non ne sarei uscito più. Immaginavo quello che mi avresti voluto dire e so per certo che non sarebbe stato nulla di buono, ed io ci sarei rimasto male… e non avrei resistito al mio istinto. Non avrei resistito a quel collo e quelle spalle; non avrei resistito a quelle gambe e a quella malizia; non avrei resistito all’istinto di baciarti e toccarti… non avrei resistito. Non avrei resistito a sentirti dire che ti sei finalmente innamorata di un uomo”.
“Ah quindi noi due non possiamo più vederci? Bè sì, starmi vicino è difficile perché io sono solo sesso, vero? Sono solo una puttana… sono stanca… Vado a letto, se vuoi a domani… altrimenti non so, fai tu”.
I suoi occhi si riempirono di lacrime ma non stava soffrendo. No, non era sofferenza.
Le faceva piacere sapere che sarebbe bastata solo un’altra volta per mandarlo di nuovo in tilt. Ma quella sera no. Quella sera avrebbe solo voluto la dolcezza di uno sguardo e il piacere di un ricordo. Sperò che lui non rispondesse più e si augurò una notte serena.
Ma il telefono squillò.
“Dimmi”, disse stizzita.
“Dormivi?”
“No. Dimmi.”
“Volevo dirti che… che… cioè io non penso solo a quello. E’ che stasera, non lo so, dopo il racconto che ti ho inviato pensavo volessi dirmi che stavo andando oltre…”
“Ti sbagliavi. Volevo solo farti vedere delle cose”.
“Cosa?”
“Una lettera e una canzone. Le tue. Quelle di 15 anni fa. Volevo solo ricordare. Il caldo mi fa questo effetto”.
“Mi dispiace. Dai ci vediamo domani! E porta quelle cose!”
“Sì ci vediamo, ma non porto nulla. Domani c’è brutto tempo e farà freddo. Ed io non ricordo con il freddo. Buonanotte”.
Posò il telefono e sperò che il freddo non durasse per troppi giorni.
Barbara Nin