In questo racconto il mio desiderio non è quello di provare una “violenza”, bensì un’”arresa”. Nella mia rivisitazione del mito, è la bella fanciulla Europa a montare in groppa all’animale, è lei che decide spontaneamente di cavalcare l’arcano.
Nel mito greco, Giove s’innamora perdutamente della giovane e bella Europa, figlia di Agenone e Telefassa. Europa soleva giocare e passeggiare con le sue compagne lungo la riva del mare. Il dio dell’olimpo Giove, infiammato d’amore, incarica Ermes di spingere la mandria del suo bestiame presso la costa di Tiro. Sotto mentite spoglie il dio peccaminoso assume l’aspetto di un toro bianco dalle corna d’oro. Mentre le fanciulle danzano e si adornano con ghirlande di fiori, Europa intravede il toro tra il bestiame e, rimasta folgorata dalla sua bellezza, si avvicina. Il toro si mostra mite e dolce nel suo essere fallico ed insidioso ed Europa, ignara delle intenzioni della bestia, gioca e intreccia corone di fiori sulle sue corna. Io mi identifico nelle vesti di Europa e da questo punto in poi, da quando il toro trascina su un’isola poco lontana l’ingenua fanciulla, vi racconto la mia personale fantasia.
Ecco la splendida bestia, un toro vigoroso e temerario, pronto per la sua corrida. Non si avvicina a me con violenza o impudenza, ma si lascia accarezzare ed ornare di fiori. Gli sussurro all’orecchio: “Se fossi un uomo fuggirei via con te, il tuo mantello bianco è un tappeto dove il mio corpo troverebbe pace e riposo”. Il toro sembra capire il mio linguaggio e scalcia, scalcia girando in tondo. La sua folta coda profumata di fieno e terra accompagna il respiro a pieni polmoni. Gioco con la sua coda che più volte solleva la mia veste. Il toro è malizioso e seppur intenda il suo gesto, mi lascio sfiorare in modo quasi vergognoso. Persino i suoi attributi non mostrano nulla di sporco. Lui, il toro, sembra un marmo incompiuto e quindi ancora più selvaggio. Corre in fondo e poi si blocca, puntandomi da lontano. Rimango un po’ perplessa e quasi impaurita mentre mi viene incontro. Non mi urta ma rigira in tondo, procedendo in questa danza per tre volte fino a quando leggo nel suo pensiero: “Tendi le mani al cielo e fai un salto sul dorso!”. Realizzo l’idea sopraggiunta e metto in atto il mio volo. Il toro abbassa il capo e mostra le corna, le afferro e siedo di colpo sulla sua schiena lasciando dietro la mandria e le ancelle. Mi trascina in mare nella corsa; per un solo momento il mio respiro è affannoso e teme il peggio quando l’acqua tocca la gola. Rassicurata dai pesci e dai delfini che seguono la nostra scia, le mie gambe sono ben salde e stringono quel mantello a pelo corto e morbido. Il toro scorge un’isola, Creta. Giungiamo a riva e mi ritrovo tra le braccia di un uomo. Sono del tutto confusa, il mio cuore batte all’impazzata; i miei occhi impauriti e sbarrati non osano incontrare i suoi. Vorrei tornare indietro. Mi adagia sulla sabbia dicendo: “Sono Giove Dio dell’Olimpo ed io tutto posso. Dall’alto ti osservavo, ero smanioso di portarti via e quando le tue parole hanno espresso il tuo intimo sentire nei miei orecchi, lì mi è stato chiaro il tuo desiderio. Ora non mi fermo, le tue mani hanno giocato col mio manto e hanno accesso l’istinto primordiale, e, se è vero che sono un toro, non basteranno i tuoi occhi pietosi a fermarmi. Senti il mio corpo Europa, toccalo! Sono com’ero, un toro muscoloso e possente”.
“È vero”, gli dico, “la forma del tuo fisico è la stessa, le tue braccia mi avvolgono tutta e i tuoi muscoli energici scombussolano mente e impulsi”. Mi sento persa, vorrei abbandonarmi e so di non avere scelta. Tanto vale cedere. Non ha bisogno di parole, scosta le cosce ed il suo fallo virile penetra il mio gentil sesso.
Nel mito Zeus una volta rivelata la sua natura violentò Europa, che generò tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedone. A lei consegnò tre doni: un giavellotto, un segugio ed un uomo di bronzo a sorvegliare le coste cretesi. Europa fu cercata dai suoi fratelli e più tardi sposò il re di Creta Asterione che, essendo sterile, allevò i figli di Giove.