‘Casa mia e’ un cantiere’ mi dici mentre apri le porte dell’ascensore di casa tua premendo il tasto bianco in alto verso l’ultimo piano. E’ notte fonda, abbiamo camminato a lungo per le strade della città animata e abbiamo deciso di spostarci in terrazza da te.
Mi fai strada nel tuo appartamento e io ti seguo muovendo la testa per osservare tutt’intorno. A destra una quantità enorme di viti e attrezzi di ogni tipo, in fondo delle tavole di legno sporche di calce e pittura. Mi mostri la parete di marmo del bagno che hai incollato con le tue mani e scorgo su un angolo i pacchi di cartone ammassati passando dal corridoio in fondo verso la cucina.
Dalla tua terrazza si vedono le cupole arabo normanne e i campanili barocchi imponenti sullo sfondo del mare scurissimo che circonda maestoso tutta la città. Ci sediamo su un divano a dondolo ad ammirare le stelle sorseggiando una birra che dividiamo tra un dondolio avanti e uno all’indietro.
A un tratto mi baci le labbra reggendomi la testa con entrambe le mani.
E poi piegandola leggermente verso la spalla destra inizi a baciarmi il collo. Le tue mani palpano il mio seno, abbassano le spalline del mio top di seta blu per tirar fuori i miei seni morbidi. Mi lecchi le tette e me le succhi col reggiseno di pizzo ancora allacciato.
E poi mi sfili i pantaloni e ti siedi sulle ginocchia difronte a me allargandomi le gambe, io ancora seduta. Mi sposti il perizoma scoprendo la figa e incominci a leccarmela mentre sorreggi con entrambe le braccia le mie gambe piegate semiaperte.
Sento le gambe che tremano di goduria mentre continui a leccarmi la figa e il clitoride sempre più voracemente. Mi fai alzare e mi spogli completamente mentre slaccio i bottoni della tua camicia di lino color fango e mi porgi il tuo petto sodo e mascolino per succhiarti capezzolo sinistro. Prendi le mie mani e le poggi sul tuo cazzo già duro e io slaccio la cintura e te lo tiro fuori.
Ora io inginocchio davanti a te e tu mi infili il cazzo in bocca piegando la testa verso destra come per accompagnarlo e mi scopi la gola guardandomi negli occhi e chiedendomi di sputarti sul cazzo. Apro la bocca rivolta verso di te e mi sputi sulla lingua anche tu e poi due dita nella mia figa e poi di nuovo nella mia gola.
Mi fai girare sulle ginocchia col culo largo inarcato verso di te e infili le tue dita dentro la figa e poi mi scopi da dietro tenendo le mie braccia strette dietro la schiena e la mia testa all’ingiù con la guancia poggiata sul pavimento, sculacciandomi le natiche mentre mi trombi da dietro. Ora sono io supina sotto di te a gambe aperte, goduriosa e bagnatissima. Tu che mi sbatti da sopra e dici: ‘mi diventa durissimo così’.
E poi la tua mano sprofonda dentro la mia figa con colpi sicuri, tenaci e ripetuti verso lo stesso punto un po’ verso alto. Vedo il tuo sguardo che attende curioso come uno scavatore che cerca paziente il suo pozzo con una mano nella figa e l’altra sul ventre finché compiaciuto fai uscire il mio zampillo e lo spargi verso di me con mani generose sul mio ventre e sul mio seno e sul mio viso.
Come Nettuno che si erge sul mare per donare i suoi frutti e scompare lentamente nella notte per far posto all’alba dietro l’orizzonte.
I pozzi d’acqua, la notte stellata, il divano a dondolo.
Da @lestoriediclarapat