Chi di voi, almeno una volta, non ha perso la testa per uno sconosciuto?
Lui è alto e notevolmente affascinante; il suo sguardo è felino, una pantera dagli occhi verdi talmente penetranti che dopo pochi secondi non riesco a tenergli testa; sembra legga i miei pensieri. Il fisico è possente, muscoloso e sempre ben curato. I suoi capelli castani e ricci sono un tocco fanciullesco sul corpo di una statua marmorea. È proprio lui, il dio Dioniso, che ubriaca solo a guardarlo. Ogni mattina mentre percorro la via che porta al mio ufficio, mi fermo all’angolo a far colazione nel mio solito tavolo e lo aspetto. Lui, il mio inebriante Dioniso, rivolge a me lo sguardo e con un cenno del capo mi porge un saluto, poi beve il suo caffè. Ma una mattina come le altre al bancone mi dicono che la mia colazione è stata già pagata da un giovane aitante.
“Spero abbia gradito il mio piccolo segno di amicizia!”, sento la sua voce alle mie spalle.
“La prego, si accomodi pure”. Mi giro verso di lui, decisa a non lasciarmi scappare l’occasione di potergli parlare.
“Grazie, ma diamoci del tu. Hai scelto un angolo invidiabile per sederti, e mi fa pensare che tu sia una persona estremamente romantica e passionale”.
Non è uno che ci gira intorno, e con questa frase ha svegliato la mia femminilità.
Ribatto: “Puoi decidere di scoprire questo mio lato… e magari puoi esaltarlo” .
Lui sorride, e il suo sorriso è solare e travolgente.
“La serata è quella giusta per bere un buon bicchiere di vino tra intimi amici. Un festino allegro e un po’ trasgressivo… se ti piace l’idea ti aspetto da me”.
L’aria è leggermente fresca, il vestito che scelgo è color rosa antico, veli che ondeggiano al vento e pelle bianca e intrisa del profumo di olio da massaggio; voglio mostrarmi come una dea al cospetto del mio dio. Giunta a casa sua vengo accolta da una ninfetta con una coppa di vino in mano. La casa è enorme, le pareti sono bianche con vistosi dipinti rinascimentali. Lo cerco in mezzo a quelle stanze strane, e finalmente lo intravedo tra i suoi ospiti. Sembra quasi di partecipare a un’orgia. Ammicca al mio sguardo e con un cenno mi dice di avvicinarmi.
“Eccoti finalmente. Vieni, ti presento Giove, la mia aquila, a lui piace volteggiare sul mio cielo”.
Rimango sempre più stordita da questa festa in maschera. Lui è meraviglioso, e a un tratto si avvicina più del dovuto. Annusa i miei capelli e la mia pelle e sento il mio cuore in gola. Una ninfetta mi porta da bere, e il sapore di quel nettare è tagliente come le sue mani quando mi toccano. Mi porta in mezzo alla stanza, mi gira e rigira su me stessa, mi sento una Menade selvaggia senza alcuna inibizione. Avverto la presenza di qualcun altro dietro a me, un ragazzo scuro, virile, con il petto che sembra roccia. Ballando mi conducono su un letto. Lui, il mio Dioniso, è riuscito a rapirmi e a portarmi sul suo carro, tocca la mia carne come pochi uomini sono riusciti a fare, e un brivido mi attraversa il ventre. Si distende sul letto, sono sopra di lui piegata, mentre l’altro uomo dietro di me bacia delicatamente la mia schiena e mi abbraccia toccandomi i seni. Dioniso lecca il mio ventre e con la mano scende lungo le gambe, le apre fino a salire sotto al monte di Venere. Con le dita tocca le grandi labbra e stimola le piccole; sono completamente posseduta da uno spirito non divino. L’altro uomo tocca il mio sedere e scende con un dito quasi a penetrare il sesso, ma si ferma, sfiora solamente. Sto godendo terribilmente, mille serpenti lascivi risalgono striscianti il mio corpo. Lo sconosciuto mi piega su Dioniso che lecca la mia vulva e mi sente bagnata. Gemo mentre mi penetra, e ancora di più quando l’altro fa lo stesso da dietro.Il mio capo è chino e si agita. Godo di un orgasmo interminabile mentre loro spingono, e spingono ancora, arrivando poi contemporaneamente.
Al risveglio da questa notte di piacere inebriante mi ritrovo senza Dioniso, ma con una corona di alloro sul capo.