Quando l’ho invitato a entrare in casa, non pensavo di percepire emozioni come profanazione o ripensamento, paura ed eccitazione. Eppure lui suscita in me forti emozioni, quando lo incontro non vorrei separarmene; disseta la mia sete di conoscenza, di crescita personale, di curiosità nelle cose; stimola la mia continua ricerca e mi diverte. E allora perché sento questo mio spazio violato? Forse a inquietare il mio cuore è proprio l’immensità del vuoto che andrebbe a colmare se soltanto lo lasciassi entrare, anche per una sola ora. Tuttavia è già alle porte e non voglio che vada perduto.
Lo ricevo con un abbraccio, ricambia affettuosamente con l’emozione e la malizia di un uomo che non nega e non nasconde. È così bello: i suoi occhi chiari ghiacciano lo sguardo e pietrificano i pensieri di quell’attimo. Nello stesso tempo sono caldi e profondi, e i suoi capelli lunghi e dorati sono morbidi quando, per gioco, li arruffo. Lui si lascia toccare come Sansone si lasciava accarezzare da Dalila. Io mai lo trarrei in inganno come fece un tempo la sua sposa, mai lo condurrei nel turbine del dolore e della sofferenza ubriacando le sue debolezze con una coppa di buon vino per renderlo debole; mai mi allontanerei dal suo giaciglio per infilarmi nel letto di un altro, spingendolo alla morte. Sono la sua Dalila innamorata e non traditrice.
Sediamo sul divano piccolo e stretto; la stoffa che lo ricopre è di raso con motivi floreali e liscia al tatto, fresca e profumata di lavanda. Io sono seduta con le gambe raccolte sull’angolo del divano, indosso un vestito corto e chiaro che lui ha gradito molto; le mie unghie sono colorate di uno smalto vistoso e passionale, rosso. La mia folta chioma riccia, luminosa e profumata, scende sulle spalle. Si pone accanto a me e dolcemente mi accarezza i capelli.
Abbasso lo sguardo, sento che è troppo vicino alle mie emozioni, ma poi lo rialzo, voglio guardarle in faccia; parliamo ancora e sorridiamo mentre lui non ferma le sue dita. Il mio pensiero è solamente uno: lo desidero, ho voglia di lambire la sua pelle e risvegliare il suo antico istinto.
Senza che me ne accorga le sue dita scivolano sul mio collo teneramente e tutti i brividi del mondo percorrono la mia schiena. A quel punto sono io che vado oltre. Porto le mie labbra sulle sue con un bacio timido ma molto sensuale, lo catturo dolcemente fino a dare sfogo a quel dirompente bacio appassionato che da tanto aspettavo. Le emozioni si lasciano andare, il ghiaccio dei suoi occhi si scioglie sopra il mio corpo e accompagno la sua mano sotto il mio vestito. Il suo corpo ormai è sopra il mio e le mie gambe non temono la vergogna di aprirsi al suo sesso. Il suo viso e le sue labbra si posano sul mio petto e mi lecca fino a scoprire i seni. Gemo con voce rauca al contatto dei bacini serrati e, a udire quelle vocali rotte, mi dice: “Sono perso!”.
Scosta le mutandine mentre la mia gamba aperta poggia per terra. L’altra, inchiodata, sul morbido cuscino dello schienale fa da cintura al mio Sansone. Sento la sua forza nel penetrarmi e lo accolgo inarcando la schiena, con le mani sempre tra i suoi capelli.
“Spingi Sansone, e non fermarti finché non avrò udito la tua voce che si spegne appagata”.