Valentina Tomirotti, scrittrice e influencer, ci parla del suo rapporto con la disabilità e la sessualità.
Qual è la tua condizione: disabilità, dolore o malattia cronica, condizione specifica?
Disabilità dalla nascita, genetica, non cammino e conformazione fisica “particolare”.
Sei sessualmente attivo/a?
Attiva.
Le parole che descrivono la tua sessualità.
Ricercata, libera
Ti consideri una persona desiderabile?
Perché no?
Quale parte di te trovi più desiderabile?
La bocca, il seno, il cervello.
Flirti? Come seduci?
Sì, a parole che poi si trasformano in fatti.
Mandi nudes?
Sì.
Che cosa è importante nella tua vita sessuale: altre persone, baciare, erezioni, lubrificazione, penetrazione, sentirsi sexy o coccolarsi. Scegli due fattori che attirano maggiormente la tua attenzione e dicci perché.
Sentirsi sexy, coccolarsi, perché sono due aspetti primordiali del contatto fisico che per me è al 1° posto.
Il sesso con gli altri ti mette ansia?
Perché? No.
Quali pratiche trovi più piacevoli (penetrazione, sesso orale, masturbazione con partner, masturbazione in solitaria)?
Sesso orale e masturbazione con partner.
Sei stato assistito da qualcuno per sviluppare la tua sessualità? Dicci di più, se vuoi.
No.
Con chi parli e come parli di sesso? La tua disabilità ha cambiato il modo in cui parli di sesso?
Liberamente. La mia disabilità ha cambiato il dialogare sul tema con le persone portando a conoscenza aspetti sottovalutati come l’ergonomia dei sex toys.
Devi considerare elementi come dolore o riserve di energie nella tua sessualità?
No.
Ti masturbi?
Sì.
Usi sex toys?
In che modo la tua anatomia determina il tuo piacere? La tua condizione ha cambiato il modo in cui vivi il sesso?
Come anatomia sessuale non ho diversità quindi il raggiungimento del piacere è come con chiunque.
Se sei insieme a un partner il tema “sesso e disabilità” è qualcosa di cui parlate, su cui vi confrontate?
Assolutamente sì e senza tabù.
In che modo è cambiata la tua sessualità nel tempo?
Sperimentando posizioni o utilizzando sex toys anche col partner.
Che tabù esistono sulla sessualità delle persone disabili?
Il non poter essere considerati soggetti ambiti sessualmente nella normalità o il non poter provare piacere come fosse qualcosa di non contemplato per la nostra fisicità.
Esistono delle resistenze ad affrontare la sessualità da parte delle famiglie delle persone disabili?
Ancora troppe, è anche questione di fortuna o di rete di servizi che gravitano attorno al nucleo famigliare.
Cosa ne pensi della figura dell’assistente sessuale e a che punto siamo in Italia?
Penso che sia una buona pratica ma da non utilizzare come omologazione in ogni disabilità. Parlo da un punto di vista dell’utente: una persona con disabilità non può avere come obiettivo primario l’utilizzo di un assistente sessuale se ha una disabilità tale da farne a meno. Va fatto un lavoro di accoglienza delle proprie emozioni per riconvertirle a livello sociale e diventare soggetto a tutti gli effetti. In Italia ho sempre paura che accada questo aspetto e mi spiacerebbe, perché la disabilità non è uguale per tutti: sarebbe un grosso salto nel passato, anni di lotte sociali buttate al vento.