Nella pratica clinica capita spesso di incontrare uomini che hanno cominciato a provare sempre meno interesse nei confronti del sesso. Questo può capitare sia all’interno di una coppia che nei single. È un fenomeno solo maschile? No di certo, ma, in generale, il calo del desiderio si manifesta in modalità e per cause diverse fra i due sessi. Trattarli nello stesso modo non sarebbe, quindi, corretto. In questo articolo, iniziamo con l’approfondire il caso maschile.
IL CALO DEL DESIDERIO COINCIDE CON L’IMPOTENZA?
Il calo del desiderio, tecnicamente chiamato disturbo del desiderio ipoattivo, si manifesta negli uomini con dei tratti specifici e può avvenire in età diverse e in modi diversi. Bisogna per prima cosa partire da un’anamnesi che ripercorra la storia del problema, in modo da non confonderlo con altre sintomatologie – ad esempio quelle legate a problemi di erezione o all’anorgasmia – o escludere determinate condizioni mediche, quali l’utilizzo di alcuni farmaci, che possono influire sul desiderio.
LUI NON HA VOGLIA? È L’ANSIA.
L’origine psicologica del calo del desiderio è spesso riconducibile a specifiche situazioni o eventi che si sono verificati una o più volte nel corso dell’esperienza dell’uomo. Ad esempio, la perdita, o la sensazione di perdita, di un’erezione o il suo mancato controllo durante i rapporti; un commento, un atteggiamento, un giudizio vissuto come estremamente negativo; una o più richieste non gestite in modo ottimale e vissute come una disfatta; in sintesi, una serie di situazioni percepite come estremamente ansiogene che non vengono elaborate, provocando un generale stato di stress latente. Questo fa sì che, nel breve/medio termine, l’uomo possa iniziare ad associare al rapporto sessuale, o addirittura il solo pensiero di esso, pensieri e proiezioni negative, e quindi ad attuare un meccanismo cognitivo di evitamento e rifiuto che porta ad una diminuzione della libido.
PAROLE, PAROLE, PAROLE TRA NOI
Il lavoro terapeutico, in questi casi, avrà come obiettivo quello di aiutare il paziente a gestire, non drammatizzando, quelle che possono considerarsi come normali situazioni, seppur apparentemente “negative”, e a riscoprire la spontaneità all’interno della sessualità. Un altro aspetto è quello di imparare ad avere una comunicazione trasparente e positiva con il partner – ricorrente o saltuario che sia – in modo da chiarire eventuali limiti di azione (verbali o fisici) perché l’esperienza sia pienamente condivisa e reciproca.