Essere nudi. La nudità in Italia è culturalmente accettata, solo culturalmente però. Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali si impegna infatti a proteggere e conservare grandi quadri di nudi, primo fra tutti quello de La Nascita di Venere di Botticelli. Come possiamo notare c’è una grande differenza fra un nudo artistico, come quello di Venere, e un nudo da commissariato, come quello del turista spagnolo che in marzo ha deciso di esporsi al museo davanti al celebre dipinto di Botticelli in un confronto impari. Diciamo che lo Stato italiano protegge solo una delle due nudità. Perché le percepiamo in due modi diversi? Perché sono così rilevanti?
Spogliarsi è svestirsi
Come per una banana, percepiamo la buccia come non commestibile e cerchiamo di arrivare direttamente al frutto dell’amor, sbucciandolo. Il nostro pensiero fisso è non fare scivoloni, sennò l’unica sbucciatura che riusciamo ad ottenere è quella alle ginocchia. Quindi poniamo molta attenzione al denudarci, ma spesso non ne cogliamo tutte le caratteristiche. In una storia di una sola notte, fare uno spogliarello significa soprattutto esporre pelle. Ma per quanto questo sia eccitante, forse spogliarsi non è solo una questione di striptease. Per alcune persone svestirsi è molto semplice, gli abiti scivolano veloci e sensuali lungo il corpo e rimanere nudi è un gesto naturale. Per altre persone questo può essere causa di imbarazzo o ansia. Esistono anche persone che si organizzano in modo da riuscire a fare sesso senza spogliarsi davanti all’amante. Le ragioni possono essere tante, la prima fra tutte è il rapporto che ognuno ha con il proprio corpo.
Spogliarsi è contatto
La pelle è il nostro involucro, il confine. Essa è anche terra di frontiera e possiede un’incredibile proprietà: è una barriera che traspira. Ci racchiude e ci mette in contatto con gli altri. Le zone erogene sono le aperture, e intendo dire le aperture all’altro. Permettono la fusione dei corpi, la perdita del confine e l’orgasmo è considerato uno stato alterato della coscienza nel quale si perde la percezione di sé. In seguito avviene una chiusura, un ritorno in noi, ma siamo diversi poiché abbiamo comunicato e sentito allo stesso tempo. La ricerca delle zone erogene e dell’eccitazione e del piacere che ne scaturiscono sono sempre stati considerati diversamente da uomini e donne. Tali zone si dividono in primarie (genitali) e secondarie. Le zone erogene secondarie sono più soggette ai gusti personali e possono essere potenzialmente ovunque: orecchie, collo, labbra, capezzoli, ano, ventre, interno coscia… In un recente studio (Reports of intimate touch: Erogenous zones and somatosensory cortical organization – Oliver H. Turnbull et al.) è stato dimostrato che, in antitesi con la credenza comune che vuole che le donne siano più sensibili alle zone erogene secondarie, non esiste una netta disparità tra i sessi, ma che entrambi provano piacere in diverse parti del corpo. Il corpo maschile, come quello femminile, apprezza gli stuzzicamenti non solo nella zona del pene e dei testicoli.
Spogliarsi è scoprirsi
La nostra pelle si trasforma con noi, il tempo ci segna con rughe e cicatrici. Parla di noi, racconta la nostra storia senza veli. Ci esponiamo all’altro nudi e crudi e speriamo che chi è con noi percepisca la nostra voglia di entrare in una relazione intima, dove la nudità è anche emotiva. Siamo particolarmente sensibili agli apprezzamenti e alle critiche. La nudità sottintende molta fiducia e sincerità e si può imparare a conoscersi fisicamente con molto di più che i soli organi genitali. E’ bene quindi mappare negli anni il nostro corpo e selezionare quei gesti che ci piace fare e ricevere, ricordandoci che qualsiasi parte del corpo può essere fonte di piacere!