Non c’è nulla di più ambiguo del termine intimità. Così scrive Willy Pasini, noto psichiatra e sessuologo: “Per alcuni indica la quotidianità, la condivisione delle piccole cose, un tuffo all’indietro nel mondo dell’infanzia e delle poesie di Guido Gozzano. Per altri, l’intimità significa privilegio: un piacere riservato a pochi, un rifugio nel quale assaporare le vere gioie della vita. Provate a domandare ai vostri amici cosa vuol dire intimità: otterrete risposte sorprendenti”.
In molti casi l’intimità è una debolezza, in altri un privilegio: seduce per la sua bellezza, ma è anche un lusso affettivo che non tutti possono permettersi per il timore di perdersi nelle emozioni. Capita che molte persone descrivano l’intimità come una relazione con i luoghi e gli oggetti più che con altre persone: stare in una vasca da bagno con candele profumate, passeggiare con i cani al parco, leggere un libro sotto al piumone. Diremo che si tratta di intimità personali.
Sigmund Freud e la nostra casa affollata
Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, divise la mente in conscio, preconscio e inconscio ovvero tre stanze tra loro comunicanti. L’inconscio è il grande salone del nostro mistero, il conscio è l’ingresso, ovvero la saletta più accessibile. Nel mezzo c’è il preconscio, una stanzetta a sé nella quale finiscono tutte quelle cose che crediamo dimenticate, ma poi sono lì, basta dar loro una spolveratina. Potremmo dire che questa è la sede dell’intimità.
In queste stanze vivono tre personaggi: Es, Io e Super-io.
L’Es è il pulsionale, farebbe tutto per soddisfare i propri bisogni e lo farebbe in modo spiccio ma soprattutto… illegale. Governato dalle pulsioni erotiche e di morte è un bambino capriccioso, difficile da tenere a bada.
Il Super-io rappresenta la morale e l’etica che contengono l’Es come fosse un coperchio su una pentola che bolle. Si tratta di tutte quelle regole che interiorizziamo dall’infanzia: tutti quei “questo non si fa!”.
L’Io è colui che media i due coinquilini cercando soluzioni che possano adattarsi alla realtà, a volte dà ragione all’Es, altre volte al Super-io. Per riuscire a mediare l’Io cammina avanti e indietro per le stanze, spesso si reca dall’Es che rimane spesso chiuso nella sua cameretta: l’inconscio. Super-io invece indugia spesso nella stanzetta del preconscio, dalla poltrona detta le sue regole. Poi si stanca e va nell’inconscio e quando si infuria va a sbattere i pugni sul tavolo dell’ingresso (il conscio). Insomma, dentro di noi c’è un gran daffare, per questa ragione questo ramo della psicologia sia chiama dinamica: c’è movimento.
Essere intimi con noi stessi
Per poterci abbandonare a un’esperienza affettiva, sensoriale e sessuale dobbiamo nascondere un po’ di cose nelle salette del retro e cercare di non essere troppo vigili riguardo ciò che accade, ma lasciarci trasportare dalle emozioni. Bisogna inoltre non possedere un Super-io troppo severo, che punisce l’intimità in quanto abbandono e debolezza. Come in tutte le cose è bene accettare la nostra complessità, i nostri limiti e la nostra storia. Solo allora potremo entrare in intimità con l’altro.
Una relazione o un’esperienza intima?
Molti sono in grado di avere un’esperienza intima: spinti dalla pulsione erotica intersecano il proprio corpo con quello di un altro. A volte capita che i corpi si incastrino a pennello. Un’altra questione è quella della relazione intima: non è un bisogno di incastro, ma il desiderio di entrare in intimità con l’altro. Le esperienze intime sono spesso illusorie, faticano a scendere a compromessi con la realtà. Ma quando invece il tempo non diventa un ostacolo per la coppia, ma una risorsa, ecco che si costruisce la relazione intima: duratura, profonda, empatica. Non si tratta solamente di toccare la pelle dell’altro, ma di entrare all’interno dei suoi pori e permettere all’altro di entrare in noi.
Siamo alla frutta: noci, lamponi, albicocche!
Una coppia può essere formata da due persone-noci: fuori sono dure e si scontrano senza trovare il modo di condividere la propria intimità. All’interno nascondono un gheriglio fragile. La coppia lampone invece fatica a trovare le identità personali: mettendosi assieme formano un frullato intimo dal quale è difficile risalire alle identità iniziali.
Auguro a voi di essere una coppia albicocca: profumata e gustosa riesce a mettere in comune una buona parte di sé, pur mantenendo un nocciolo originario forte.