L’amore è cieco, l’amore non ha età, il cuore vuole ciò che il cuore desidera. Sì, e poi? Mettiamoci anche che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace e il piatto è pronto: cliché in salsa tartara. Che l’età sia una pura questione anagrafica è una frase che, francamente, non si può più sentire. Diciamo sempre che l’età non conta, ma solo quando riguarda noi, se invece è nostra figlia, sorella o la nostra migliore amica ad andare con uno di 20 anni più vecchio, è allerta-terrorismo: “Oh no, qui bisogna fare qualcosa, finirà presto, bisogna fermarla, si sta buttando via“.
LA DIFFERENZA D’ETÁ? ANCORA UN TABÚ
La differenza d’età, specie quando supera i 15 anni, è davvero vissuta ancora come un tabù. Lei diventa una mantenuta o una sposa-bambina a seconda che lui, il “vecchio porco”, sia un nababbo o un barbone. Al contrario, se la più grande è lei, lui, il “toy boy”, in realtà ha bisogno di una madre e la lascerà presto per una più giovane. Il punto qui non è stabilire se sia giusto o sbagliato, se la storia funzionerà o no o sondarne i presupposti psicologici, piuttosto capire come viverla bene, in qualsiasi caso.
LA REGOLA DEL “METÁ’ + 7”
Si sono espressi in merito anche i sociologi più famosi al mondo con l’ormai collaudata regola del “metà della tua età + 7”, cioè dimezzare i propri anni e sommarne altri sette per avere quantomeno un limite di accettabilità entro cui intessere una relazione. Ne risulta così che un individuo di 70 anni debba stare con uno di 42 e che uno di 24 con un partner di 19. Perché è questo il dilemma: quando la differenza d’età fa davvero la differenza? È tutto lecito se “legale”, se siamo quindi tutti maggiorenni?
Noi sposiamo in parte la tesi dell’Emory University di Atlanta, secondo cui maggiore è la differenza d’età, maggiore è la possibilità di separazione, salvo in casi eccezionali. Dopo aver analizzato 3000 persone, lo studio ha riscontrato che le coppie con un gap di 5 anni hanno il 18% di possibilità di rottura in più rispetto a quelle omogame, cioè della stessa età. La percentuale cresce al 39% e poi addirittura al 95% con gap rispettivamente di 10 e 20 anni.
NON CONTANO GLI ANNI, CONTANO LE FASI
A contare, secondo noi, non sono tanto gli anni in sé, quanto il fatto di trovarsi nella stessa fase di vita: una ragazza del liceo, per quanto matura e desiderosa di una famiglia, non avrà mai le stesse aspettative ed ambizioni di un quarantenne. È giusto che faccia un Erasmus, che giri il mondo, che s’innamori una, due, dieci volte, che pianga, si rialzi, che impari a masturbarsi e soltanto dopo a fare l’amore. E a chi dice: “è incredibilmente matura per la sua età”, rispondiamo “beh, non dovrebbe esserlo. Che fretta ha di crescere?”. Lo stesso vale per un ragazzo di 20 anni con una trentacinquenne: lui potrà darle spensieratezza, vigore e certamente molte altre qualità, meno che la stabilità, qualora lei la cercasse (in caso contrario, viva il divertimento!). La differenza non è nell’età, insomma, quanto nell’esperienza. Il gap 25-35 o 35-50 non è così sostanziale, da questo punto di vista, o almeno non quanto quello 15-30 o 30-60. Ovviamente sappiamo che le dinamiche sono molto più complesse o a volte, anzi, talmente semplici da sembrare quasi primitive: l’altro, con i suoi colori, profumi, sapori, la sua sicurezza o semplicemente un modo tutto suo di sorridere, ci rapisce al punto da non poterci fare niente.
LE SFIDE DA AFFRONTARE
L’importante, quando si hanno intenzioni serie, è affrontare da subito questioni tanto più urgenti quanto maggiore è la differenza: si vogliono avere figli? Quanti e quando? Dove ci si immagina in un futuro? A cosa si è disposti a rinunciare? Uscire con una persona molto più grande presenta sfide a cui prepararsi a far fronte, presto o tardi. E bisogna essere forti e molto molto libere, guardarsi come persone e mai come ruoli.