L’etimologia del termine desiderio nasce dalla leggenda, con il latino de sidera – senza astri –, che ci fa intendere come nel concetto di desiderio sia fondamentale il rapporto con l’oggetto desiderato.
Il desiderio nasce dalle stelle
La leggenda narra di un aruspice dell’Antica Roma che, osservando gli astri e traendo da questi le profezie, otteneva grande stima e potere presso gli uomini. Ma quando il cielo era coperto dalle nuvole e quindi senza stelle (de-sidera con l’uso del prefisso sottrattivo de-) si trovava nell’impossibilità di poter compiere le proprie funzioni divinatorie. Ed era proprio in queste circostanze che l’aruspice sentiva in sé il desiderio delle stelle poiché ne sentiva la mancanza, nella certezza che prima o poi le nubi si sarebbero diradate. Solo chi sa che al di là delle nuvole può incontrare le stelle le può desiderare. Per il desiderio quindi è necessario conoscere ciò che si vuole, anche se in questo momento non è presente nella nostra vita.
Allo stesso modo il desiderio sessuale necessita della conoscenza del piacere. E’ la certezza di raggiungere l’oggetto del desiderio che alimenta quest’ultimo. Così scrive Fausto Manara: “Alla lunga, un desiderio frustrato non potrà fare altro che negarsi l’esistenza”
Sei un don Giovanni o un Romeo?
Per poter dare origine a un ciclo di risposta sessuale (eccitazione, orgasmo, risoluzione) è necessario il desiderio sessuale: solo così può avvenire un’adeguata eccitazione che può portare ad un orgasmo. Esistono però due diversi modelli di desiderio, li chiameremo metaforicamente Romeo e don Giovanni. Don Giovanni, il celebre seduttore secentesco, è un affamato: la sua ricerca di sesso nasce da un bisogno primario da soddisfare. Don Giovanni non sembra realmente interessato alla donna, preda delle sue seduzioni. E’ un collezionista, ambisce al numero da aggiungere alla lista delle conquiste, esibisce se stesso in un mondo fatto di pura apparenza. In questo caso vediamo che a don Giovanni non importa d’essere amato, in fondo non saprebbe cosa farsene dell’amore delle donne, non saprebbe riamare. Non è un amore che parte dal desiderio di qualcosa che conosco, ma una pulsione genitale dove qualsiasi donna andrebbe bene comunque. Così lo descrive il filosofo Kirkegaard: “il suo amore non è psichico, ma sensuale e l’amore sensuale è assolutamente infedele. Ma questa sua infedeltà è sempre solo una ripetizione. L’amore psichico ha in sé la dialettica, infatti ha il dubbio e l’inquietudine in sé, anche se sarà felice, se vedrà il suo desiderio raggiunto e sarà riamato. L’amore sensuale non ha questa preoccupazione”. Anzi, potremmo dire che la seduzione si prende gioco del desiderio dell’altro, riducendolo a puro oggetto di soddisfazione personale.
Romeo è un romantico follemente innamorato di Giulietta. Desidera solo lei, nonostante le condizioni avverse: tutto intorno a loro impedisce la loro relazione. La sua ricerca della donna della sua vita non nasce dalla fame, ma piuttosto dall’appetito. Il suo desiderio è selettivo, proiettato, fedele. Più riesce ad assaggiare Giulietta più ha la volontà di stare con lei. Al momento in cui pensa che lei sia morta decise che la sua vita non ha più senso. La sua storia non è una commedia buffa, ma una tragedia.
Don Jon
“Forse l’amore che intendo io è come, sapete come quando fai l’amore… e mentre lo facciamo mi dimentico di tutte le stronzate, ci siamo soltanto io e lei… in quel momento, eh sì, io sento che mi perdo in lei e sento che anche lei si perde dentro di me… e cazzo siamo, sono due che si perdono insieme.”
Uscito in Italia il 28 novembre, ecco Don Jon: un film sul bisogno di sesso e sul desiderio. Una commedia divertente, forse un po’ banale nella sua risoluzione, ma che pone al centro il dilemma del rapporto con l’altro: bisogno o desiderio?