Fun Factory ne ha pensata un’altra delle sue ed io non potevo non averlo subito. Il nome già promette bene: Tango. Sa di legno calpestato da tacchi frenetici e ribollenti, di stanze in penombra appena illuminate da sottili fasci di luce, di garofani rossi che si stagliano su taschini neri. Apro la confezione in religioso silenzio, già pregustando la mia milonga.
L’ho scelto bianco, semplice, puro. È possente, non pensavo. Mi rivolge la mano, liscissima, e tacitamente m’invita a ballare. Posso sentire un trio suonare il bandoneon, la chitarra e il violino, ma sono tranquilla, nessuno lo sa, fuori è il silenzio. Le sue dita sottili mi accarezzano il clitoride come fosse un maestro, il suo corpo alto e fiero vibra piano, poi veloce, poi sempre più veloce finché non mi lascio scivolare in un casquet trionfale. Lo tocco di nuovo, questa volta con tenerezza, come quando accarezzi il viso del tuo amore dopo l’amplesso, quando tutto è finito e hai raggiunto la pace. Non mi ero accorta di quanto fosse dolce, nel suo manto bianco, soffice ed uniforme. La sua pelle d’alabastro non nega una furia tipicamente virile. È bellissimo e sono felice. E cosa si può chiedere più di questo?