Giramondo unitevi! Per la serie viaggi da sballo (o meglio “da fallo”), oggi vi consigliamo una meta molto speciale e poco battuta (se non da aitanti backpacker australiani dalle spalle tornite o fricchettoni in cerca di sé) che si trova nella provincia di Krabi, in Thailandia, in quel sottile ma paradisiaco lembo di terra che presto si congiunge alla Malesia. Si tratta di Tham Phra Nang, meglio conosciuta come la Grotta della Principessa, situata nella piccola penisola di Rai Leh, raggiungibile solo via mare. La costa di Rai Leh si chiama Railay Beach, ma il vero fiore all’occhiello è Ao Phra Nang, forse la spiaggia più incantevole di tutta la Thailandia. E’ qui che si trova la grotta, il cui nome deriva dall’antica leggenda secondo cui una principessa indiana vi affondò davanti insieme alla sua barca. Da allora lo spirito della fanciulla vi alberga in cerca di pace e i pescatori le portano doni per propiziarsi la pesca. Poetico, vero? Scusate, non vi abbiamo detto che i “doni” sono falli in legno ad altezza d’uomo, spesso fantasiosi e coloratissimi, ma non per questo meno realistici. Tra quelli più rudimentali ed essenziali, rassomiglianti a semplici bastoni, se ne trovano infatti alcuni con glandi fluo e multicolor, peraltro molto definiti. Tutt’attorno sgargianti quadri e tavole illustrate. Insomma, come noi abbiamo Capo Palinuro, negli abissi del quale si pensa che il giovane timoniere di Enea sia sprofondato per il sonno, loro hanno LA grotta. Con l’unica differenza che nella spiaggia cilentana non ci sono peni da abbracciare, purtroppo per noi (a meno che non vi fiondiate su quelli in carne ed ossa, ma a vostro rischio e pericolo!).
Per quanto a noi, maligni e maliziosi, ora sembri stupefacente, un tempo l’atto di portare in dono un fallo di legno al Dio era istituzionalizzato: si chiamava “falloforia” e consisteva in una vera e propria processione solenne in onore di Priapo e Dioniso, dei del sesso e del vino, in cui un gruppo di uomini si caricava il peso di un enorme fallo in legno in maniera non molto diversa dalle Madonne e dai Santi Patroni delle processioni di oggi. Nelle falloforie propiziatorie del raccolto, molto comuni nell’Italia rurale dell’Antica Roma, le celebrazioni finivano con una pioggia d’acqua mista a miele e succo d’uva, rappresentante l’eiaculazione del seme che origina la vita e garantisce quindi l’abbondanza del raccolto. Lo testimoniano anche Plutarco: “In testa venivano portati un’anfora piena di vino misto a miele e un ramo di vite, poi c’era un uomo che trascinava un caprone per il sacrificio, seguito da uno con un cesto di fichi e infine le vergini portavano un fallo con cui venivano irrigati i campi” e Semos di Delo: “Ritiratevi, fate posto al Dio! Perché egli vuole, enorme, retto, turgido, procedere nel mezzo”.
Per quanto sia la nostra meta preferita, ci mancherebbe che non deste un’occhiata anche ai dintorni, tutti raggiungibili da Krabi o dall’ancor più turistica Phuket: consigliatissimo lo snorkeling a Phi Phi Islands, in particolare a Bamboo e a Maya Bay, dove è stato in parte girato l’infausto “The Beach” con Di Caprio, ma ancor più divertente è la Monkey Bay, dove potrete fare amicizia con le mille scimmie in libertà. Volete immergervi in un’atmosfera da sogno? Ammirate allora il Cimitero delle Conchiglie di Su San Hoi, situato a 18km ad Ovest di Krabi Town: si tratta di un ampio letto di conchiglie fossili risalenti a 40 milioni di anni fa. E poi rocce, cascate, lagune, promontori, foreste e una tra le nature più lussureggianti del mondo.
Ok, sappiamo che ormai è troppo tardi per disdire le due settimane già prenotate a Bibione con i consuoceri, ma non c’è problema, la Thailandia non scappa, sarà per l’anno prossimo oppure, meglio ancora, per l’inverno che verrà!