Oggi è il grande giorno: esce nelle sale Italiane Nymphomaniac. Non preoccupatevi, nulla di allarmante, però è inutile dirvi che noi di MySecretCase lo aspettavamo con trepidazione. Stasera finalmente potremo vedere in un cinema italiano il primo volume del tanto atteso quanto discusso film di Lars Von Trier, in ritardo, come al solito, rispetto all’uscita mondiale avvenuta a partire dal 25 dicembre 2013 (data volutamente provocatoria). In Italia il film ha trovato un distributore (nella persona di Ginevra e Lapo Elkann, fondatori della neonata Good Films, ndr) dopo un’agguerrita raccolta di petizioni in rete per chiederne l’importazione anche nelle sale nostrane.
Il secondo volume di questa prima versione “soft” di “appena” 4 ore (la seconda verrà distribuita a fine 2014), uscirà il 24 aprile e racconterà la seconda parte della vita di Joe, protagonista indiscussa della pellicola, che ripercorrerà a ritroso tutta la sua vita sessuale all’insegna dell’ossessione e della spregiudicatezza.
Per prepararci alla visione del film e per ingannare l’attesa, ci siamo incuriosite rispetto al tema della ninfomania e delle sue possibili implicazioni psicologiche. Non solo. Ci siamo chieste: Quando una donna può essere definita “ninfomane” e quando invece essa è solo sessualmente attiva in maniera tanto consapevole da scegliere quando e con chi appagare il proprio desiderio senza inibizioni di sorta? Insomma, quale differenze intercorrono tra la tanto deprecata ninfomania e la tanto rivalutata libertà sessuale?
Innanzitutto, per citare la buona vecchia Wikipedia, il termine deriva dal greco nymphé, che significa “ninfa” e “sposa” e mania, che ha mantenuto in italiano il suo significato originario di “follia”. Si presume, suggerisce Umberto Galimberti, che sia stato proprio l’uomo, intimorito dalle capacità seduttive femminili, a coniare un termine così tanto dispregiativo per connotare donne troppo emancipate per sottomettersi al suo controllo (e alle sue voglie).
Ecco ciò che scrive Umberto Galimberti sulla ninfomania:
“‘L’uomo prova il brivido dell’omosessualità da cui, terrorizzato, fugge allontanando la donna che gli dà queste inconsce sensazioni. Per non parlare infine del senso di inadeguatezza che può provare l’uomo di fronte al desiderio femminile che si manifesta al di fuori del suo controllo. Annullato come mezzo di appagamento, l’uomo, per recuperare se stesso, non ha altra via che allontanare la donna. E siccome non c’è gesto che non richieda una spiegazione, che cosa c’è di più facile che far ricorso alla patologia e giudicare “malata” ogni espressione che turba il proprio potere e il proprio dominio sulla donna? Alcune definizioni psichiatriche come l’isteria e la ninfomania raccontano molto più delle difese degli uomini nei confronti delle donne, di quanto non dicono delle patologie femminili”
Ed è proprio con questa interessante analisi di Galimberti che abbandono la tastiera e lascio a voi lettori l’ardua sentenza ed uno spunto di riflessione. Ma prima di andare vi consiglio di dare una occhiata alla provocante locandina che vede schierata la giuria del Premio Bodil, il più importante premio cinematografico Scandinavo che ritrae i suoi membri in posa da estasi orgasmica. Ora vado al cinema e vi lascio ammirare questo meraviglioso mosaico collettivo di piacere!