Ed eccoci nuovamente a parlare della mia incontrollabile voglia di viaggiare. Ho appena scoperto un museo che di più strani non ce n’è. Di cosa parlo? Dell’Islanda e del suo museo fallologico. Si si, avete capito benissimo, un vero e proprio museo del… Fallo, in cui sono custoditi ben 272 esemplari di 92 differenti specie animali, più quattro promesse certificate di membri di esseri umani (si, promesse vere e proprie…). L’idea nasce nel 1974, quando il curatore Sigurdur Hjartarson riceve in regalo una frusta fabbricata con un pene di toro. In seguito una volta preside di scuola secondaria, fu omaggiato da alcuni colleghi che d’estate lavoravano vicino alla stazione baleniera (come presa in giro), di peni di balena. Da qui decise di iniziare realmente a collezionarli e all’apertura del museo di Reykjavìk nel 1999 ne possedeva già 62 esemplari. La reazione di un pubblico incuriosito e stuzzicato dall’insolito luogo da visitare, fu positiva sin da subito e nel 2009 si contavano già 11.000 entrate annue. Ma le difficoltà ci furono eccome: Hjartarson dovette autofinanziarsi e spostare la sede più volte sino a collocarsi definitivamente nella capitale al 116 di Laugavegur, dove è tutt’ora situato. Inutili le richieste di spostare il museo all’estero, Hjartarson non volle che il suo progetto emigrasse dall’Islanda. Così grazie a lui, è stata sdoganata l’idea del sesso maschile nella sua sola accezione erotica, portando la fallologia verso uno studio serioso, concreto e scientifico.
COSA VEDERE AL MUSEO DEL FALLO
Centinaia come detto, i pezzi da vedere: imbalsamati o conservati sotto vetro in formaldeide, appesi al muro o esposti su tavoli e teche. Tra questi l’esemplare più grande, la porzione di un enorme pene di balenottera azzurra pesante circa 70 kg (pensate che il fallo intero può arrivare a pesare anche 450 kg) e quello più piccolo, il pene di un criceto lungo appena 2 mm e visibile con lente d’ingrandimento. Un pene di elefante lungo un metro e lampade (che illuminano realmente l’ambiente e i pezzi in mostra) realizzate con scroto di toro. Inoltre, molto interessanti sono le diverse sculture esposte: tra queste, quella della squadra di pallamano islandese (controllatevi con le battute e i giochi di parole), seconda alle olimpiadi di Pechino del 2008, che ha donato i calchi dei peni di tutti i giocatori.
CURIOSITÁ FALLOLOGICHE
Le notizie più curiose che ho letto son state due però: innanzitutto, la collezione invisibile dedicata alla mitologia islandese. Peni di elfi e troll che secondo le leggende popolari non possono essere visti dall’occhio umano. E poi… Il discorso delle promesse di donazione. Quattro individui infatti, un islandese, un tedesco, un americano e un inglese hanno messo su carta la propria intenzione di donare post mortem il proprio gingillo. Sembra uno scherzo ma è tutto vero! Nel 2011 la prima promessa è divenuta realtà e ad oggi, il pene del 95enne islandese Pàll Arason (dichiaratosi grande latin lover in gioventù ed entusiasta di esporre il proprio membro) è regolarmente esposto e visionabile insieme agli altri “pezzi”. Hjartarson spera sempre in pezzi più belli e giovani, promettendosi di donare ovviamente anche il proprio….
Niente da fare ragazzi non posso proprio trattenermi. I viaggi in programma diventano due: Vienna e Reykjavìk! E voi? Se qualcuno c’è già stato scrivetemi subito!