Paula era mora, formosa e con due occhi che mi veniva da spogliarla lì, in quel bar, tutte le mattine dove la incontravo. Arrivava alle 08.00 puntualissima e pochi minuti dopo arrivavo io. Mi recavo in quel bar sempre più eccitato all’idea di doverla rivedere. Avrei voluto entrare, baciarla, spogliarla e sbatterla di schiena sul bancone per farle sentire com’è fatto l’ uomo che comanda e che sa far godere come si deve. Chiesi al ragazzo che lavorava lì da molti anni se sapesse qualche info sulla mora che faceva girar la testa a chiunque la guardasse e lui mi rispose: “Chi, Paula? È la ragazza di Martino, il mio amico!“.
Mi aveva sorriso come per dirmi “Vola basso, che tanto è impegnata e non puoi di certo osare!”.
Raccolsi la sfida: questo fantomatico Martino, un ragazzetto 10 anni più piccolo di me, non mi avrebbe sicuramente ostacolato.
Quel giorno, uscito dal bar, me la ritrovai 100 metri più avanti. Lei si era ingolfata l’auto e pensai che fosse arrivato il momento perfetto per farmi avanti.
– “Posso esserti utile? Problemi?” avevo esordito.
– “Salve! Beh… probabilmente Sì. La mia macchina stamattina non vuole saperne di partire ed io dovrei essere già a lavoro! Un disastro!“.
– “Capisco. Intanto, piacere, io sono Cristiano, puoi darmi tranquillamente del tu.“
– “Oh, grazie, piacere mio… Paula!“
– “Frequentiamo lo stesso bar” le feci notare.
– “Lo so!” mi disse e mi osservò attentamente. Sentivo di essergli piaciuto subito.
Le chiesi di poterla accompagnare e accettò di buon grado.
Si fece lasciare davanti al suo negozio di fiori, ma prima di scendere dall’auto mi invitò ad entrare, per offrirmi un caffè e ringraziarmi per la mia gentilezza. Accettai e ci ritrovammo dentro in un batter d’occhio. Ad un tratto, appena si chiuse la porta alle spalle diede una mandata di chiavi e si fermò per guardarmi. Io mi avvicinai per baciarla. Non riuscivo più a resistere! La spogliai sfilandole un meraviglioso completo di pizzo nero e le autoreggenti più sexy del mondo e, mentre ci baciammo, ci tuffammo in una casa sul retro comunicante con il suo negozietto. Era lì, nuda, bellissima e stavo per penetrarla quando sentimmo aprire il portone: era il suo ragazzo. Ce lo ritrovammo davanti e restammo immobili. Rimasi di ghiaccio per un secondo, non capivo cosa avrei dovuto fare e tentai di rivestirmi quando lui mi disse: “No, fermo. Continuate pure, ma lasciate che io vi guardi.” Mi sembrava impossibile che stesse succedendo davvero. Mi presi qualche minuto per riprendermi e Paula mi rasserenò, dicendomi che il suo ragazzo desiderava da tempo questa strana cosa e che tanto valeva accontentarlo! Tornai in me.
Mi avvicinai lentamente di nuovo a lei. Quella strana perversione aveva riacceso le mie voglie, mentre Martino si sedette in un angolo a guardare. Giunto alle spalle di Paula, le spinsi la schiena in avanti appoggiandola su una consolle e con la mano iniziai ad accarezzarla dalla caviglia in su, nella parte interna della gamba. Le sfiorai l’inguine e già sentii sotto le dita un calore umido: era tutta bagnata.
Le allargai leggermente le gambe e tornai con le dita all’inguine accarezzandolo lentamente e poi giunsi al centro, tra le sue labbra intime e iniziai a fare avanti e indietro proprio lì dove sentivo tutto scorrere.
Intanto Martino si era avvicinato a lei che si era posizionata a pecorina più che poteva, inarcando la schiena e spingendo il fondoschiena all’infuori. Lui le allargò con le mani le natiche e mi disse di continuare usando al contempo un frustino. Continuavo con le dita a fare avanti e indietro per la sua pelle tutta bagnata, sfiorandola leggermente, e con l’altra le davo dei colpetti di frustino sulla schiena. Lei ansimava e si bagnava in un modo che intanto, nei pantaloni, sentivo scoppiare il mio fallo. Non resistetti più e iniziai a leccarla, delicatamente, mentre Martino mi esortava a continuare, sedendosi sul divano di fronte e iniziando a masturbarsi.
Continuai finché potei e quando non riuscii più a farne a meno le entrai dentro e iniziai a tenerla per i fianchi, sbattendola ripetutamente verso di me.
Martino si alzò e glielo mise in bocca dicendomi di continuare fino a farglielo arrivare in gola. E più mi diceva così, più mi diventava duro. E intanto lei si bagnava sempre di più, fino a gemere all’impazzata per l’orgasmo multiplo che le avevamo procurato.
Il rumore del risucchio del fallo di Martino che Paula aveva in bocca e mi eccitava da morire. La sbattevo con tutta la mia forza, e lei godeva. Un minuto dopo, lui le veniva sulla lingua e io la inondavo sul sedere.
Finito tutto, mi rivestii. Fu l’esperienza più eccitante della mia vita.