In caserma

Quando ricordo il mio servizio militare, tante differenti emozioni sono presenti in me: timore, eccitazione, nostalgia.
Negli anni novanta la leva era ancora obbligatoria, ed io avendo conseguito il diploma con un anno di anticipo, a 18 anni fui subito chiamato. Il mio aspetto delicato, esile e glabro già a scuola aveva suscitato l’interesse dei prepotenti. Nel sesso avevo già avuto esperienze, ma la caserma mi spaventava, temevo sia gli abusi, sia il mio atteggiamento arrendevole, facile preda delle imposizioni maschili.

Dopo le pratiche iniziali, mi sistemai nella camerata che mi era stata assegnata, da dodici persone. I letti erano a castello di tre, mi fu dato il posto di mezzo di una triade in fondo alla stanza, lato muro. Entrai, salutai, ma nessuno mi rispose. Uno che era presente, alto, muscoloso, moro, siciliano, che poi scoprii chiamarsi Giovanni mi disse:

E tu frocetto chi cazzo sei?”.
Sono nuovo”. Mi guardò con aria sprezzante e si mise a ridere con gli altri.
Lascialo stare” urlò un altro ragazzone alto, coi capelli rasati castani.
Io sono Marco”, si presentò.

Gli altri smisero di ridere, evidentemente lui esercitava su di loro una certa influenza, forse era il più anziano. Mi tolse dall’imbarazzo e gliene fui grato. Per alcuni giorni la vita in caserma continuò noiosa e piena di impegni, alcuni mi guardavano in cagnesco e mormoravano insulti sottovoce, ma nessuno mi dava fastidio. Mi era stato dato un incarico di segreteria, ma facevo anche le guardie all’ingresso secondo i turni. Stare in mezzo a quei maschi mi confondeva, ne avevo timore ma nello stesso tempo vederli nudi mi faceva ardere dal desiderio, ma rimanevo in disparte.

in caserma

Una notte che ero di guardia da solo, mi raggiunse Marco.

A che ora smonti?” mi chiese con un sorriso.
Alle tre”, risposi.
Allora se vuoi, ci facciamo una bevuta, ho le chiavi dello spaccio” mi propose con un occhiolino.

Lui, infatti, era uno degli addetti al bar della caserma. Finito il turno di guardia lo raggiunsi, come convenuto, nello spaccio. Si stava già scolando una birra e ne aveva preparata una per me. Bevendo, mi raccontò della sua ragazza e del fatto che aveva sempre voglia di chiavare, facendo un gesto esplicito con la mano.

E a te piacciono le ragazze? Scommetto di no” mi disse, facendomi un sorriso strano, non vedevo più il suo sorriso gentile, ma un ghigno da predatore.
Sai, tutti pensano che sei finocchio, io ti ho protetto… Se non fosse stato per me ti avrebbero spaccato il culo”. Mi fissò negli occhi e di colpo mi tolse la sedia dove ero seduto, facendomi cadere a terra.
Non voglio picchiarti, ma devi essere riconoscente e ripagare la mia protezione”.
Capii cosa mi stava chiedendo ed una forte eccitazione si impadronì di me.
Ho i coglioni pieni” aggiunse, tirando fuori un cazzo lungo e rigido come il marmo. Allora mi inginocchiai e cominciai a succhiare con voracità e a leccare le palle. Lui ansimava e mi disse “Dimmi che ti piace, puttanella, e guardami negli occhi”.
Io ovviamente ubbidii. Era talmente carico che dopo poco venne, ordinandomi di ingoiare tutto. Mi ci attaccai fino all’ultima goccia. Gli dissi “Rimane un segreto fra di noi, vero?”. Lui esitò un attimo, poi annuì.
Certo, frocetto, prepara il culo per la prossima volta”, poi mi fece uscire, e mi diede le spalle. Avevamo convenuto di tornare nella camerata a distanza di un quarto d’ora l’uno dall’altro.

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I giorni seguenti si comportò come se niente fosse, con la gentilezza di sempre. Dopo circa una settimana mi ridiede lo stesso appuntamento, dicendomi “Ricorda cosa ti ho detto l’altra volta”. Alludeva al culo. Non ero vergine, il primo era stato mio cugino, poi qualche compagno di scuola. Questa volta mi aspettò senza convenevoli, appena entrai, chiuse a chiave la porta, mi fece spogliare e tirò fuori il cazzo duro. Sembrava allucinato e più violento, mentre succhiavo mi riempì di schiaffi.

Ora girati e mettiti a novanta sulla tavola”. Io eseguii gli ordini. Iniziò a sculacciarmi con crescente violenza, aveva rivelato il suo volto sadico. Io subivo, ubriacato dalla sua forza e dalla sua virilità. Poi cominciò a penetrarmi con violenza e ogni volta che gemevo, lui affondava di più, godendo della mia sofferenza e dimostrando l’orgoglio del maschio alfa. Quando venne gridò e il mio culo fu inondato da un caldo fiotto di sborra.

La mia fama in caserma era segnata.

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